domenica 1 marzo 2009

Oggi è tempo di...



Abbiamo ricevuto da un gruppo di amici pinerolesi


e ne pubblichiamo una sintesi, con la speranza di ricevere da tutti Voi ulteriori contributi, la


Lettera aperta a  quanti vogliono capire, agire e reagire.


 


Il documento/proposta che segue nasce da una forte preoccupazione per la situazione politica ed istituzionale del nostro paese in un momento di pesante crisi economica e sociale e di scadimento di molti di quei valori che sono alla base della convivenza civile e del più elementare senso di umanità.


 


La preoccupazione è accresciuta dall’inadeguatezza e dalla pericolosità delle risposte date da chi governa, ma non solo, risposte  che intaccano l’ uguaglianza e la  libertà,  seminano  odio, fanno crescere l’abitudine all’inciviltà e mettono in circolo un vocabolario pieno di avversione nei confronti degli immigrati e di tutto ciò che è culturalmente diverso.


 


Noi pensiamo che occorra  impegnarci  a riaffermare e difendere:


 


-          i principi di fondo della Costituzione, contro la loro manomissione strisciante e ripetuta. La Costituzione è la base imprescindibile del nostro patto di convivenza, di legalità, di cittadinanza, di democrazia.


 


-          l’autonomia dei giudici, poiché la nostra democrazia si regge sulla distinzione ed il bilanciamento dei poteri e anche sulla centralità del Parlamento di cui, invece, si cerca di svuotare  le funzioni  attraverso il ricorso sistematico ai decreti d’urgenza.


 


-          l’esistenza e la diffusione di una stampa e di mezzi di comunicazione di massa liberi, non servilmente sottomessi al potere, non destinati  all’addomesticamento dell’opinione pubblica,  come troppo spesso constatiamo.  In proposito ci pare grave che si tenti di far passare come secondario od  irrilevante il macroscopico conflitto di interessi che continua a riguardare il presidente del Consiglio, proprietario di una parte significativa dei suddetti mezzi d’informazione.


 


-          la convinzione che il bene della sicurezza nella società non può essere difeso o perseguito attraverso i decreti recentemente approvati, che propugnano discriminazioni, cattiveria, razzismo, ricerca di capri espiatori, legalizzazione nel nostro ordinamento delle ronde di cittadini per difendere e “ripulire” il territorio. E ancora misure che  vogliono trasformare  i medici in delatori dei migranti clandestini,  senza preoccuparsi del fatto di mettere così a grave rischio anche la salute pubblica.


 Tutto questo è  una ennesima ferita allo stato di diritto, è una sequela di spot  propagandistici che alimenta paura e intolleranza, è un appaltare la sicurezza a milizie private, è infine un modo inefficace e pericoloso  di affrontare problemi reali.


 


-          la laicità dello stato, senza aggettivi o interpretazioni che ne limitino il significato e la sostanza. Tale principio, che si fonda sulla responsabilità della persona, promuove e consente di realizzare  uguaglianza e parità tra le diverse convinzioni individuali, nel dialogo e nel confronto del discorso pubblico, in una continua ricerca  libera da dogmatismi o imposizioni.


 


-          il principio di “libera Chiesa in libero Stato”, che  comporta  il riconoscimento alla Chiesa della più ampia libertà di predicazione , ma non la subordinazione alla pretesa delle gerarchie vaticane di determinare le leggi dello Stato italiano.


 


-          la rivendicazione della libertà di coscienza e della responsabilità individuale sulle decisioni riguardanti il nucleo duro dell’esistenza, i temi  relativi alla vita ed alla morte di ciascuno e la necessità di rispettare la persona umana in quanto tale.


 


Su tali temi non può essere lo Stato, né laChiesa o le Chiese, né i partiti o la maggioranza a definire e imporre scelte vincolanti. Insomma nessuna volontà esterna può  prendere il posto di quella dell’interessato/a.


 


Noi riteniamo che esista, in democrazia, una soglia non mediabile e non superabile:la libertà di tutti/e e di ciascuno/a, per quanto riguarda le scelte concernenti la propria salute e la qualità della vita,  va tutelata e garantita e nessuno può essere obbligato a fare scelte che non  condivide .


 


Sarebbe inaccettabile una legge ( che fortunatamente nessuno propone)  che imponesse la sospensione di idratazione e nutrizione dei malati in stato vegetativo  ma altrettanto inaccettabile  è una legge che renda obbligatorio tale trattamento, anche nel caso la persona abbia espresso una diversa volontà.


 


Il testamento biologico che si vuole imporre, appesantito da un iter burocratico infinito, non è fatto per rispettare una volontà ma per sottrarre alla libera scelta delle persone materie nelle quali il diritto al rifiuto è stato finora riconosciuto.


 


Proprio perché è un tema cruciale,proprio perché una morte dignitosa è tale se collegata al diritto intoccabile,anche costituzionalmente garantito, di esercitare una libera scelta, oggi è tempo di parlare e  di far sentire alta la propria voce.


 


I parlamentari, se si dicono democratici,  possono  legittimamente rivendicare questa o quella scelta, per quanto attiene la loro persona,  ma  non possono  votare norme che impediscano ai semplici cittadini una scelta altrettanto libera e consapevole.


 


26 Febbraio 2009  Piero Bassani, Isa Demaria, Elio Salvai,  Mauro Ughetto.


 


3 commenti:

  1. Bravi ragazzi. Adesso che avete fatto la vostra "pisciatina", uguale a tante altre, cosa contate di fare?
    Pare che da qui non se ne esca.
    Non con i proclami, almeno.

    Capire, agire, reagire:
    Per capire, non dovevate dircelo voi. Lo sapevamo già.
    Se ne rendono conto tutti di cosa sta succedendo.

    Per agire, e reagire, non mi pare ci sia nessuna indicazione precisa nelle vostre parole.

    E' forse l'ora dei kalashnicov?
    O ci dobbiamo sparare in vena l'ennesima inutile sottoscrizione web?

    Questa sinistra è morta.La democrazia è moribonda.
    Prendiamone atto.
    Con dignità.

    Bisognerebbe cercare almeno di non essere ridicoli.

    Scusate la volgarità e la cattiva netiquette, ma non posso tacere.

    Logorrea fa rima con altro, e non sempre è meno puzzolente.

    E' proprio la sinistra retorica e prosopopeica, piena di capi-bastone con interessi e atteggiamenti mafiosi che abbiamo a livello locale e in tutta Italia, che ci ha portato fin qui.

    Non basta un manifesto letterario per cambiare il mondo.
    Bisogna cambiare noi stessi.

    Con perfetta stima
    M.

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  2. Non credo che tutti sappiano e sopratutto non credo che tutti si rendano conto.
    Non credo che sia un problema di destra o di sinistra.
    Non credo che intervenendo in modo tranciante si migliori la situazione.
    Non credo che non ci sia nulla da fare.
    Credo che occorra cambiare la cultura dominante che muove il mondo ed il nostro Paese.
    La cultura dell'apparire invece di essere, la cultura del pensare solo a se stessi, la cultura del fare il meno possibile per ottenere il più possibile, la cultura dell'essere contrari a prescindere, la cultura del non ascoltare e sopratutto non rispettare le opinioni altrui, la cultura del delegare senza fermarsi a capire.
    Certo dobbiamo cambiare noi stessi, ma per farlo dobbiamo imparare pensare con la nostra testa e a confrontarci, per difendere la libertà di poter fare e decidere, possibilmente INSIEME su PROBLEMI, che non sono di sinistra o di destra, a volte sono semplici più spesso complessi, ma che andrebbero affrontati e risolti, possibilmente al MEGLIO, grazie al contributo di tutti, sempre nel rispetto delle reciproche libertà. Quindi bene le opinioni ma sopratutto benissimo il comune obiettivo di poter essere liberi di scegliere e quindi di decidere.
    gba

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  3. Non mi sono spiegato.
    Probabilmente è la delusione profonda che porto in cuore a farmi essere diffidente.

    Ognuno di noi, di destra o di sinistra (se ancora esistono distinzioni in queste parole), alla fine pensa solo al proprio orticello.
    O alla propria "risalita", se il partito impone.
    E gli altri sono i cattivi da combattere.

    Ho visto davvero troppo, per alzare lo scudo ad ogni mosca che passa.

    Chi può non condividere quel manifesto?

    Mi pare però che ognuno si faccia il proprio manifesto. Senza guardare in faccia l'altro. Anzi, per arrivare prima a prendere la medaglia.

    Mi spiace.
    Lo condivido nel pensiero, non nel metodo.

    Reputo che non è più tempo di parlarsi addosso, ma di agire.

    Purtroppo, vicino a me ad agire, ci son sempre solo i soliti quattro amici.
    Quelli che scrivono i manifesti quel giorno hanno una scusa buona per non esserci.

    Rinnovo la stima.
    M.

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