venerdì 9 luglio 2010

Riposare & Riflettere...

Ieri sera ho avuto il piacere di conoscere, di persona, Padre Bartolomeo Sorge…fino a ieri a me noto per il Suo ruolo e per aver letto alcuni suoi scritti.


 


Da non credente in conflitto perenne Vi annoierei non poco nel raccontarVi le sensazioni profonde vissute ieri sera. Ve le risparmio.


 


Vi propongo però, senza alcun mio commento, la lettura di un articolo del 2006, ispirato da Padre Sorge,.


 


Vi invito a leggerlo, a quattro anni di distanza e dopo la giornata di sciopero nazionale della informazione, facendo una riflessione, se vorrete, condivisa sul Blog.


 


Questo è il nostro modo non rituale di augurarVi con affetto…


 


Buone Vacanze


 


gba


 


SALVIAMO


IL PAESE


 


La campagna elettorale impazza e la democrazia è in bilico sul ciglio del baratro, ma i cattolici dove sono? Assenti, muti o allo sbando, e questo non già per un processo di laicizzazione della società, bensì di clericalizzazione e verticizzazione populistica. Incalzante e lucida l'analisi, stringente la prosa, militante il progetto di un "riformismo nuovo" : è il "vademecum per i cattolici in politica" che p. Bartolomeo Sorge propone nel suo 'Quale Italia vogliamo?' (Áncora Editrice, Milano, pp. 173, euro 13), libro che raccoglie dell'autore alcuni dei principali editoriali - aggiornati - apparsi sul mensile dei gesuiti da lui diretto Aggiornamenti Sociali.


 


Un vademecum per buttarsi in prima persona nella campagna elettorale, innanzitutto, perché leggerlo e sentire il brivido della posta in gioco con le prossime elezioni politiche è tutt'uno. L'analisi sul "rischio che il 'cattolicesimo democratico' divenga politicamente irrilevante", infatti, è condotta all'interno della "grave emergenza in cui versa oggi la democrazia italiana": "siamo in una crisi gravissima" - denuncia p. Sorge -, "tutti se ne rendano conto, a cominciare da quei non pochi benpensanti per i quali invece 'va tutto bene'. In particolare è necessario che aprano gli occhi i molti cattolici delusi, tentati di abbandonare la politica".


Crisi gravissima che Sorge ripercorre a partire dalle radici più profonde, come "la caduta di senso della socialità e di cultura della legalità" ("basta vedere come è stata pericolosamente abbassata la guardia nei confronti della criminalità organizzata. Al punto che un partito - l'Unione dei Democratici Cristiani e Democratici di Centro - continua ad avere responsabilità di governo in Sicilia, nonostante che il Presidente della Regione in persona e 10 dei suoi 17 consiglieri regionali siano indagati o arrestati per favoreggiamento e concorso esterno in associazione mafiosa"), una "concezione individualistico-libertaria", una "concezione privatistica dell'economia", una mancata considerazione del "bene comune": radici che hanno trovato fertile proliferazione e suggello nel "berlusconismo".


 


Ma il berlusconismo non è solo una concezione politica da contrastare, il berlusconismo è nefasto per la democrazia: "la sua pericolosità per la stessa vita democratica" deriva dal fatto che "una sola persona ha in mano tutti i poteri: da un lato, dispone direttamente del legislativo e dell'esecutivo, dall'altro condiziona l'economico e il mediatico. L'unico potere che finora le sfuggiva era quello giudiziario; ma anch'esso è stato messo sotto controllo, attraverso la legge di riforma dell'ordinamento giudiziario".


 


Per non parlare delle leggi ad personam studiate per salvare il premier e i suoi accoliti da eventuali guai giudiziari (come la ex Cirielli che accorcia i tempi di prescrizione di determinati reati), nonché del vulnus mortale inferto alla convivenza democratica dalle "ultime leggi": "la riforma costituzionale", che costituisce "una vera e propria manipolazione della Carta fondamentale e della democrazia rappresentativa" (perché "altera l'equilibrio fra i poteri dello Stato, depotenzia il Parlamento nei confronti del Governo, rende più complesse le relazioni tra Camera e Senato, deprime il ruolo del presidente della Repubblica"), e la "riforma elettorale in senso proporzionale", che con un premio di maggioranza del 55% e con l'abolizione delle preferenze (con l'effetto di liste di eletti decisi preventivamente dai partiti) trasforma "il Parlamento in un insieme di feudi in mano al 'monarca'".

C'è dunque una "democrazia da ricostruire", secondo alcune linee programmatiche quali "la difesa della Costituzione e della legalità democratica", "la difesa dello Stato sociale", "la priorità dello sviluppo del Sud", il "globalizzare la solidarietà, i diritti e la democrazia". Tale "riformismo nuovo - afferma p. Sorge - interpella in modo speciale i cristiani", e in particolare "gli eredi del cattolicesimo democratico", che dovrebbero tornare ad essere capaci di politica per partecipare, insieme ad altre culture politiche 'compatibili', alla costruzione di una nuova "Area delle Solidarietà" 

Ma tale assunzione di responsabilità storica richiede credenti "liberi e forti", capaci di una "laicità" che "non degeneri in omologazione (al 'pensiero unico') e non favorisca la deriva neoliberista", capaci di opporsi a "una visione utilitaristica della politica, che usa il potere a difesa di interessi corporativi o addirittura personali, relegando in secondo piano le ragioni dei deboli che non godono di diritti sociali".
Ciò richiede una nuova formazione ecclesiale del laicato cattolico, ispirata all'insegnamen-to del Concilio, ovvero una Chiesa capace di "annunziare profeticamente, con la Parola e con la vita, che 'il potere di Dio - afferma p. Sorge citando Benedetto XVI - è diverso dal potere dei potenti del mondo'".


 


Nulla a che vedere con l'attuale congerie della Chiesa nazionale dove sembrano "tornati i toni da 'crociata' e da 'storici steccati'", mentre è sempre più urgente che "collaborino, piuttosto, cattolici e laici, Chiesa e Stato", in difesa di una "democrazia matura, fondata - finalmente dal Nord al Sud - sulla legalità, sulla correttezza democratica e sui valori della nostra Costituzione".


 


22 Marzo 2006  (maria rita rendeù)


 


Padre


Bartolomeo Sorge


 


gesuita, oggi ottantenne, lucido e profondo conoscitore della situazione italiana e internazionale, direttore del Centro Studi dei Gesuiti e dell'istituto "Pedro Arrupe" durante gli anni cruenti della rivoluzione palermitana: per intenderci gli anni tra l'85 e il '96, quando al più cruento attacco mafioso alle istituzioni e alla città si contrappose il coraggioso movimento guidato da Leoluca Orlando.


 


Sorge ebbe parte non secondaria in quella nuova primavera per una intera generazione di giovani siciliani. Successivamente mantenne la sua allerta nei confronti dell'evoluzione politica nazionale, sostenendo da presso una nuova identità politica dei popolari italiani e la costruzione di un Ulivo che fosse il più possibile omogeneo verso posizioni di moderatismo politico e attento ai valori cattolici.


 


Padre Sorge rifletterà anche su questo a partire da quella sorta di grido di dolore lanciato da Giovanni Paolo II, nel dicembre scorso: allorché parlò del "silenzio di Dio" come punizione nei confronti dell'iniquità quotidiana, ossessiva, del mondo. Sorge cercherà di approfondire l'operato dell'uomo, nei diversi campi del suo vissuto che vanno dalla politica, alla globalizzazione, al grido dei poveri, al ruolo di ogni singola persona - cristiana e non - verso le problematiche presenti oggi, dalla spiritualità alla coscienza etica da coltivare e accrescere.  

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