In Italia
accade che…
Dovendo andare a Lecce per motivi di lavoro... esclusa l’ipotesi dell’aereo, Lecce non ha aereoporto occorre atterrare a Brindisi ed il volo diretto Torino-Brindisi non è compatibile con gli orari lavorativi, penso di prenotare un viaggio in treno Torino-Lecce con vagone letto di prima classe. Impossibile farlo via Internet, scopro alla biglietteria della stazione di Porta Nuova a Torino che la prima classe, sul treno in oggetto, è stata eliminata perché “non remunerativa”. La soluzione più confortevole che mi viene proposta è una cuccetta di seconda classe in uno scompartimento a quattro posti. Prenoto, non avendo alternative.
Alla partenza trovo uno scompartimento che, da tempo non definibile, è escluso da qualsiasi azione di pulizia e manutenzione e sulla cuccetta a me riservata invece di trovare lenzuola e cuscino con federa trovo due volantini. Il primo…mi informa che i 480 dipendenti della società Wagons-Lits, preposta da Trenitalia da 135 (!!!) anni alla cura di quanto necessario ai viaggi notturni, sono stati licenziati e la società è stata chiusa…il secondo è una fotocopia di una delle lettere di licenziamento.
Poco prima della partenza un non meglio identificabile addetto lancia negli scompartimenti lenzuola e federe che il singolo viaggiatore provvederà autonomamente a rendere fruibili…
Arrivato alla stazione di Lecce dopo un viaggio a dir poco…allucinante chiedo di poter esporre ad un responsabile le mie rimostranze…Dopo vari palleggi e rimbalzi, noi italiani con il pallone abbiamo una grande dimestichezza, mi viene detto di scrivere a TRENITALIA!!! gba
e poi accade
anche che…
Cassa d'attesa
Pare sia un record mondiale o giù di lì. Dunque: l’Alitalia e i sindacati si accordano per mandare 700 lavoratori in cassa integrazione su base volontaria. Qualcuno avanza dei dubbi: riusciremo a trovarne così tanti disposti a rimanere a casa con lo stipendio ridotto? La risposta di piloti, hostess e personale di terra è un appassionato «sì». Le richieste sfondano quota 900: il volo dei cassintegrati Alitalia è in «overbooking», con ben duecento passeggeri in lista d’attesa.
Non c’è dubbio che sull’entusiasmo dei dipendenti della compagnia di bandiera abbia inciso il trattamento privilegiato di cui godono: chi va in cassa percepisce l’ottanta per cento della paga abituale. E coloro che hanno le tempie tendenti al grigio potranno aggiungere ai quattro anni di cassa integrazione un triennio ulteriore di mobilità, per scivolare in letizia verso la pensione. Ma stiamo parlando di un mestiere prestigioso, ben retribuito e, seppur impegnativo, non paragonabile alla fatica fisica di uno scaricatore di porto. Perché allora questa fuga anticipata ed entusiasta? Per poter volare verso un secondo lavoro in nero, come sussurrano i maligni? Io so che quelli della generazione di mio padre cominciavano a morire il giorno in cui andavano in pensione. Forse esageravano nel mettere il lavoro al centro della loro vita. Ma trovo più triste che oggi lo si consideri solo una fonte (sempre più magra) di sostentamento. Una trappola da cui scappare al più presto, con il sottile egoismo di chi utilizza privilegi che saranno negati a quelli che verranno dopo di lui.
Massimo Gramellini – La Stampa
12 Ottobre 2011
ma accade
anche che…
Un attore diventi, suo malgrado,
protagonista di questo dialogo
Mi chiedo: che cosa possiamo e dobbiamo fare noi teatranti – e con noi gli altri operatori culturali - in questo momento di crisi economica?
E subito mi rispondo: ma come si permette, signor Gobetti, di cercare soluzioni per una categoria che non esiste? Che non è unita dalla possibilità di rivendicare un salario comune, da una storia comune e da scopi comuni?
E subito rispondo al mio alter ego: Abbassi la voce, Marco! Sta dicendo un'eresia! E' confutabile su tutti i fronti...
E lui di rimando: Fa bene ad arrabbiarsi, signor Gobetti: anche lei ha ricevuto in passato sovvenzioni dagli Enti pubblici per la sua attività... Ora, con i tagli come farà?...
E io: Appunto! Bisogna combattere i tagli alla Cultura!
E lui: Ma come?! Vuole cancellare con un colpo di spugna l'azione illuminata della classe dirigente, che ha finalmente dato un'identità comune a una categoria tanto eterogenea? Che ha permesso a tutti voi di scoprirvi fratelli nell'avere ricevuto tutti denaro dagli Enti pubblici?
- Non tutti...
- Che differenza fa, signor Gobetti? Chi non li ha ricevuti li desidera. E chi desidera cerca. E da che mondo è mondo, chi cerca trova.
- Appunto! Tutti insieme protesteremo in piazza perché non muoia la Cultura. Se occorre appenderemo le nostre mutande in piazza! E le terremo in alto per giorni, a farsi lavare dalla pioggia! E davanti ai palazzi del potere useremo addirittura i megafoni, che notoriamente provocano grande spavento...
- Le mutande? Lo spavento dei megafoni?... La classe dirigente e la classe politica vi rideranno in faccia o non vi ascolteranno se non per finta, fatte come sono in gran parte di piccoli chimici, impegnati a brindare dal mattino alla sera con infrangibili ampolle, per scambiarsi sciacqui di potere.
- E che cosa dovrebbero dunque fare i teatranti?
- Aiutare gli altri per salvare se stessi. E viceversa. Scrollarsi di dosso la pigra sicurezza garantita da un sistema assistenziale spesso scriteriato. Finire sul lastrico (non solo metaforicamente) per ricominciare, senza rinnegare quanto sinora fatto. Chiuda il suo teatro, signor Gobetti!
- Non ce l'ho...
- Meglio! Chi ce l'ha, ha maggiore difficoltà a finire sul lastrico. E comunque lo chiuda per aprirne un altro: travasi sostanze in nuove forme. Abbia il coraggio di ammettere che il teatro per sua natura ha una mobilità maggiore rispetto ad altri soggetti produttori di cultura, rispetto ai quali può dunque diventare tessuto connettivo, forza simbiotica; che il teatro può quindi smettere di essere sovvenzionato e pure di protestare contro i tagli delle sovvenzioni, per iniziare ad agire. Porti il suo teatro nei luoghi in cui operano quegli altri soggetti, massacrati dalla non-politica dei piccoli chimici: le biblioteche, le scuole, i centri di studio, i centri sociali e di aggregazione; per farlo abbatta i cachet fondando un mercato alternativo di soccorso, con spettacolarità significative, che pure in
un'agilità di allestimento mantengano un'alta qualità.
Occorre che i teatranti concretizzino in modo sistematico le relazioni con gli altri operatori culturali, per creare una categoria reale. Occorre mostrarsi, tutti gli operatori culturali, uniti di fronte e con
la cittadinanza (non solo di fronte e con la classe dirigente e la classe politica) nel modo più semplice: essendolo. Andarla a cercare e richiamarla nei luoghi a cui quella stessa cittadinanza può ancora accedere per urgenze proprie e non solamente per assolvere a statiche funzioni imbellettanti.
Potrà così forse accadere in futuro, che quella cittadinanza unita faccia a pezzi le ampolle infrangibili colme di poteri mal riposti.
Scrivevano Leone Ginzburg e Carlo Levi nel 1932: "Dobbiamo creare uno Stato con i mezzi dell'anarchia". Urge ora più che mai riflettere su quel pensiero…
…e quindi lo stesso attore
mette in atto la seguente azione:
In una recente comunicazione (disponibile su http://teatrostabiledistrada.blogspot.com ), ho scritto che rinuncio ad avanzare con la Compagnia Marco Gobetti (http://www.marcogobetti.org ) qualunque richiesta di sovvenzione a Enti pubblici per la realizzazione di miei nuovi progetti e/o produzioni (fatta salva la possibilità di accettare richieste di lavoro a cachet viceversa provenienti dagli Enti stessi) e che lo faccio per concentrarmi con maggiore impegno nel mio Teatro Stabile di Strada®.
Lo confermo. Desidero qui puntualizzare che tutto ciò incide necessariamente sul futuro della Compagnia: come è sempre accaduto, Teatro Stabile di Strada® agisce totalmente al di fuori del sistema, per sublimare e favorire un'azione contaminante all'interno del sistema.La Compagnia abbatte dunque drasticamente i cachet di alcuni suoi spettacoli, in determinate situazioni e a determinate condizioni.
Questo avviene grazie alle caratteristiche di adattabilità scenica degli spettacoli in questione (tutti nati e/o sperimentati in un continuo andirivieni dalla strada ai teatri e viceversa) e per favorire la nascita di un mercato alternativo di soccorso, che faccia fronte a una situazione di emergenza, secondo i princìpi riassunti nel dialogo qui sopra riportato.
Marco Gobetti, Torino, 10 ottobre 2011
…meditate
gente
meditate…
…e se vi va commentate qui sotto!!!
gba
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