Le sofferenze
di un
“Cuore Rosso”
…
Ho quasi 50 anni. Vivo in Val d'Elsa. 'Cuore rosso' d'Italia. Sono nato e cresciuto in pieno miracolo economico. Quando questa terra si trasformava a vista d'occhio. Fabbriche e fabbrichette un po' dovunque. Anche se il paesaggio intorno a me era - in parte è - ancora verde. (Non come in Veneto, dove il cielo quasi non si vede.) Ma il mio cuore era rosso.
Senza troppi dubbi. Ero comunista. Iscritto al Pci. Votavo per il Pci. Frequentavo la Casa del Popolo. Ero iscritto all'Arci e alla Cgil. Anche se i miei facevano i commercianti. Gestivano una piccola bottega di alimentari. Ora non c'è più. I miei vecchi sono troppo vecchi per occuparsene ancora. E a noi non interessava. Mio fratello Carlo se n'è andato a Firenze, dopo il matrimonio. È fuggito.
Io mi sono laureato in Scienze Politiche e, da vent'anni, insegno al Liceo. A Siena. Vado e vengo. Vengo e vado. In città, ho un appartamento in affitto. Lo uso quando è tempo di scrutini, compiti in classe, ricevimenti. Ma continuo a risiedere in Val d'Elsa, non lontano dai miei genitori. Un po' per assisterli, un po' per pigrizia. Abito per conto mio, da solo. D'altronde, non ho mai retto relazioni troppo impegnative. Con dispiacere dei miei, che avrebbero voluto vedermi sposato e con figli. Però, ogni volta che venivo a casa con qualche ragazza, le facevano la radiografia. Chi sei, cosa fa fai, chi sono e cosa fanno i tuoi? Ma anche: cosa voti, che cosa pensi del governo? Non avrebbero sopportato, in casa, una democristiana.
O una di destra. (Cioè, lo stesso...) Per non dire dei miei nonni. Nonno Mario e nonna Anna, finché sono vissuti, sempre a chiedermi. "Francesco, ma cosa aspetti a trovarti una brava ragazza?". Cioè: seria, laboriosa, che sappia occuparsi della casa, dei figli. E poi: comunista. O almeno: di sinistra. Mio fratello, più giovane di qualche anno, se n'è andato anche per questo. Stanco delle pressioni dei genitori e dei nonni. Stanco di chiedere alle ragazze con cui stringeva una relazione, prima di portarle a casa, da che parte stessero. Politicamente. Stanco di suggerire loro di mentire con i miei, nel caso avessero idee diverse da quelle di famiglia.
Certo, da allora è passata una vita. È cambiato secolo, millennio. È cambiato tutto. Il Pci non c'è più. Quelli che insistono a dirsi Comunisti sono quasi una setta. Non un 'partito di popolo', come ai miei tempi. Insieme al muro, sono cadute le bandiere che davano senso alla vita. Alla "mia" vita, almeno. E io, da allora, mi sento confuso. Prima sono diventato Progressista e Pidiessino. Poi Diessino, Ulivista e Democratico. Non è stato facile. Non è facile. Stare insieme ai miei avversari di ieri. I Democristiani. Anche se i peggiori di loro se ne sono andati. Figurarsi: mettersi con i Comunisti.
Però un po' di disagio i miei genitori lo provano quando mio fratello viene a trovarli insieme al figlio (Arnaldo). Allora chiedono a loro (e mio) nipote (ventenne) se abbia una ragazza. E timidamente aggiungono... "Com'è?". Cioè, non solo e non tanto di aspetto e carattere. Ma 'politicamente'. Difficile descrivere il loro disagio, quando mio nipote risponde loro: «Chissenefrega... della politica.» D'altronde hanno faticato, molto più di me, ad accettare il cambiamento. Costretti a stare insieme agli 'altri'. I Democristiani di ieri. A rinunciare alle bandiere. Hanno sofferto. Ho fatto, faccio fatica anch'io.
Però ci ha aiutato Berlusconi. A spiegarci che noi esistiamo ancora. A dividere il mondo in due. Lui e i suoi, da una parte. E i Comunisti, dall'altra. Ci ha aiutato molto. Ci ha dato un senso. Mi ha messo d'accordo con la mia biografia. Per questo ora sto male. Ora che Berlusconi è uscito di scena. O almeno, si è spostato nel retroscena. Al momento, ho gioito. Non mi pareva vero. Ma ho sentito subito un vuoto. Non è che ne abbia nostalgia. Ci mancherebbe. Ma mi manca il mio cuore rosso. Mi manca la bandiera. Mi mancano i confini. Stare con i democristiani di sinistra: passi. Almeno sono, erano: di sinistra. Ma stare con Berlusconi e, peggio, con Cicchitto, Gasparri, Sacconi, La Russa. Con i democristiani, i fascisti e i forzisti di ieri. In Italia e in Val d'Elsa. Quelli che oggi sostengono il governo insieme a noi. Mi disorienta. Mi fa stare male.
Monti mi ha liberato da Berlusconi, almeno per ora. Ma mi ha costretto a stare insieme - o almeno accanto - a lui e ai suoi. Al Cavaliere e ai suoi servi. A sentirmi contestato, per questo, dai 'compagni' che insistono a dirsi 'Comunisti' e perfino dai dipietristi. Mi ha costretto al silenzio, massimo: al mugugno, di fronte alla riforma delle pensioni, senza un accenno di patrimoniale. Monti. Mi ha liberato - e ha liberato i teleschermi - da Berlusconi e dai suoi servi. Ma poi si è presentato da Vespa, 'faccia a faccia', anzi: 'porta a porta'. A spiegarci il suo 'contratto con gli italiani'. Come Berlusconi 10 anni fa. Con la differenza, rispetto ad allora, che questo verrà rispettato. Purtroppo. Senza che - da parte nostra - lo si possa impugnare né strappare.
Così oggi me ne sto in mezzo. Come la mia Val d'Elsa. Stretta e costretta fra il Nord forza-leghista e Roma. Il mio 'cuore rosso' ha perduto troppo sangue. Quasi non batte più.
Ilvo Diamanti
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o un
“Cuore Rosso”
di sofferenze !!!
…se volete dite la Vostra qui sotto!!!
gba
Grande Ilvo Diamanti … ho ritrovato un po’ dei miei pensieri e delle mie nostalgie nella sua pagina ed è stato un piacere.
RispondiEliminaPurtroppo è vero, comunisti, bandiere rosse, occupazioni, lotte, oggi sono paroloni, momenti lontani e fuori moda, parole che hanno lasciato il posto a “potere”, “differenza”, “individualismo”.
E’ triste non trovare un posto per idee di uguaglianza, è triste avere il governo Monti, “un governo tecnico che si comporta come un governo politico, ma non è politico”, che deve compiacere a quella maggioranza la stessa che ha dato vita al governo Berlusconi, è triste trovarsi con una sinistra che non va a sinistra.
Il presidio e la manifestazione del 12 dicembre, sono stati, però, un attimo di energia, un frammento di condivisione di molti, che come me hanno ancora voglia di parlare, di incazzarsi e soprattutto di credere che qualcosa possa cambiare.
Dunque, “Un cuore rosso di sofferenze”… direi di no, non siamo nati per soffrire! Forse un cuore provato, un cuore che si è perso, che vive un gran senso di vuoto e di disorientamento, ma che riesce a battere ancora !
… qualche volta penso che non siano le speranze, ma le utopie le ultime a morire.
Margherita Grolla