venerdì 6 luglio 2012


La realtà
che nessuno
vuole vedere perché insita nella nostra
cultura.

La casta siamo noi

La casta siamo noi, nessuno si senta offeso. Siamo noi questo piatto di grano. Francesco De Gregori mi scuserà, ma siamo proprio noi che desideriamo i privilegi, il parcheggio gratuito allo stadio, la pensione baby. Siamo noi che scavalchiamo la fila, lavoriamo in nero, evadiamo il fisco.

Siamo noi che aspiriamo alla vip lounge, vogliamo il pass per il centro e ci riempiamo di lei non sa chi sono io. Siamo noi che abbiamo un cugino che conosce tutti e un conoscente che è cugino di qualcuno. Anche questa è casta; e la casta, cari professionisti dell’anticasta, siamo noi. Siete anche voi, specializzati nel ditino alzato. Prendersela con quei pochi eletti è tropo facile e inutile. Vogliamo tutti godere dei privilegi, far parte del club, esserne cooptati.

Adoriamo la casta, altroché.

La odiamo soltanto quando le iscrizioni sono chiuse, i posti occupati, i benefici ridotti. Quando i conti saltano. Ecco che qui spuntate voi, i professionisti dell’anticasta. Fate credere che sia sufficiente un bel repulisti chirurgico e mirato, ma è una presa in giro. Senza alcuna indulgenza nei confronti di chi fa meno del proprio dovere, ma siamo davvero un Paese fondato sulla casta, costruito sul più casta per tutti, prosperato sulla fruizione democratica dei privilegi. Ci siamo inventati la spintarella, la raccomandazione è diventata un’arte, il «non-c’è-problema» è il nostro motto.

La casta siamo noi, insomma. Oppure è un’invenzione (sei anni fa, per esempio, abbiamo votato contro la riduzione del numero dei parlamentari, approvata addirittura dalla casta dei parlamentari in doppia lettura bicamerale). La politica è da sempre animata da movimenti anticasta che poi si fanno casta. I sindacati nascono anticasta ma sono diventati casta.

Gli ordini professionali, i magistrati, i tassisti sono piccole e grandi caste.

I grandi mezzi di informazione fotografano questa realtà, la perpetuano, interpretano alla perfezione questo sentimento diffuso: sono proprio loro che ciclicamente inaugurano le stagioni anticasta, prima di rabbuiarsi accigliati per l’esplosione incontrollata, signora mia, dell’anti-politica, e poi di prostrarsi davanti ai Masaniello che loro stessi hanno contribuito a creare. Non so se avesse ragione Antonio Gramsci a sostenere che in Italia c’è il sovversivismo delle classi dirigenti o, ancora di più, Mario Missiroli quando scherzava sul fatto che in Italia non si può fare la rivoluzione perché ci conosciamo tutti. So, però, che la casta siamo noi. Nessuno si senta offeso.

Christian Rocca 28 giugno 2012

Per cambiare cultura
 è quindi
indispensabile che, 
ognuno di noi,
 per fa sì che le cose
cambino in meglio…
oltre a meditare  
AGISCA
 partendo da se stesso!!!

…se volete dite la Vostra qui sotto!!!

gba

6 commenti:

  1. Quanta verità nelle tue parole.

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    1. effettivamente, tutto questo fà riflettere!

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    1. Segnalo che i commenti hanno lo scopo di stimolare il confronto e la discussione. Ognuno quindi, se lo ritiene opportuno, può esprimere la propria opinione sul tema proposto. In tal senso segnalo che la semplice esclamazione difficilmente riesce ad essere eloquente rispetto al pensiero di chi la pronuncia. Quindi, se potete, non peccate di eccesso di sintesi.

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  3. la mia esclamazione era molto eloquente invece

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