lunedì 21 giugno 2010

Incredibile ma vero...


Via gli spot


dalla tv pubblica francese:


la pubblicità sparirà del tutto


in 4 anni



PARIGI - Carosello, adieu. I telespettatori francesi hanno vissuto ieri la loro ultima mezz'ora di pubblicità dopo il telegiornale delle 20. Da oggi, niente più spot sulle emittenti pubbliche dalle 8 di sera alle 6 del mattino, in attesa che la pulizia sia integrale nel 2012, quando la pubblicità sarà spazzata via da tutte le emittenti di France Television, dall'ammiraglia France 2 alla battagliera France 3 alla culturale France 5.


 


Nonostante un'opposizione feroce, le accuse di voler favorire gli «amici» della tv commerciale, le petizioni in difesa di una libera informazione sul servizio pubblico, gli allarmi contro una tv sempre più di stato, Nicolas Sarkozy è riuscito a far rispettare il calendario di una riforma annunciata a sorpresa esattamente un anno fa. Per non ritardare le tappe dell'abolizione della pubblicità - che considera una delle riforme «più importanti del mandato» - il presidente ha usato i mezzi pesanti. Costretto a pazientare all'Assemblée Nationale, dove il testo è stato rallentato da una valanga di emendamenti, il governo ha «convinto» il consiglio d'amministrazione di France Télévision a concretizzare autonomamente la decisione.

Questa sera i palinsesti saranno dunque rivoluzionati, con il programma in prima serata che comincerà con mezz'ora d'anticipo alle 20 e 35. Cosa che ha già disturbato alcune tv commerciali concorrenti come M6, che hanno deciso a loro volta di adeguarsi e di anticipare gli orari. La direzione di TF1, la maggiore delle commerciali francesi, privatizzata nel 1987, ha invece scelto un atteggiamento «pragmatico», dicendosi certa che i telespettatori preferiscono cominciare la loro serata tv alle nove.


 


«E' la fine della dittatura dell'audience» ha dichiarato trionfalmente Nicolas Sarkozy. La legge, che passerà al voto il 7 gennaio e che verrà salutata da due giorni di sciopero a France 2 e France 3, non prevede soltanto l'abolizione della pubblicità sulla tv pubblica, ma anche la nomina per cinque anni - e la possibilità di revoca - dei presidenti di rete da parte del Presidente della Repubblica, l'indicizzazione sull'inflazione del canone televisivo, l'aumento degli spazi pubblicitari sulle emittenti private e la creazione di una tassa del 3 per cento sul volume di affari delle televisioni commerciali e dello 0,9 per cento su quello degli operatori telefonici per finanziare il servizio pubblico.


 


«La televisione pubblica non può funzionare secondo criteri puramente mercantili» ha sancito Sarkozy. Per l'opposizione, la riforma beneficerà soprattutto alle tv private, in particolare al patron di TF1, Martin Bouygues, patron dell'omonimo gruppo e grande amico del presidente della Repubblica, di cui è stato testimone di nozze e padrino del figlio Louis.


 


I lavoratori e i paladini del servizio pubblico paventano invece la fine della «loro» tv: se lo stato ha garantito un finanziamento di 450 milioni di euro annuali, pochi credono che l'austerity imposta dalla crisi finanziaria consentirà di mantenere la promessa.

La direzione di France Télévisions assicura che, affrancata dagli obblighi pubblicitari, svolgerà un vero servizio pubblico e sponsorizzerà programmi più esigenti culturalmente. Il debutto della nuova linea ci sarà questa sera: alle 20 e 35, nell'ex prime time, su France 2, andrà in onda la prima puntata di un documentario sul popolo Dogon in Mali.


 


di Francesca Pierantozzi 


- Il Messaggero -


 


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