Per Bruno
un primo
risultato…
Storia di Bruno il Superdisoccupato
"Aiutatemi a non andare a fondo"
Ha 37 anni, è separato e ha una bambina che vive con la moglie.Ha buoni studi, parla e scrive bene. Sta a Concorezzo (Monza),ha fatto il grafico e poi l'operaio.Nel 2007 ha perso il lavoro ed è piombato nel gorgo della crisi.Da Facebook lancia i suoi appelli: non chiede soldi,ma solo una mano a capire e a uscire dal buio, a trovare un lavoro
di MASSIMO RAZZI - La Repubblica – 4 Marzo 2011
ROMA- Ha 37 anni, una moglie separata e una bambina che non vede da mesi. Buona cultura, bella scrittura, grafico di mestiere e operaio per esperienza. Da due anni non ha un lavoro vero e da mesi non trova quasi nulla da fare. Vive in un appartamentino che degli amici gli hanno prestato, non ha un euro per pagare le bollette, ieri non ha mangiato, oggi si farà un piatto (un etto) di spaghetti che ha trovato chissà dove.
Gli hanno rubato la bicicletta e la Caritas gli ha (giustamente) sospeso il buono da 25 euro ogni 3 settimane perché non risiede nel comune di Concorezzo (Monza-Brianza) dove abita. Ogni giorno si alza e si mette in cammino alla ricerca di un lavoro qualsiasi: avrà visitato oltre un centinaio di agenzie interinali lasciando curricula e ricevendo vaghe promesse. Nelle sale di attesa di queste agenzie, incontra spesso la stessa gente, molti sono come lui. Oggi, se tutto va bene, un anziano vicino gli chiederà di andare a fare la spesa e, in silenzio, gli metterà in mano 5 euro di mancia.
E' Bruno, "Bruno il Superdisoccupato" come si è definito (non senza un filo di ironia) nella sua pagina Facebook da dove intrattiene rapporti con molti che si avvicinano con paura e titubanza e, poi, una volta capito che lui è davvero e solo quello che racconta, diventano amici e cercano di dare una mano. Bruno si chiama in realtà Claudio, viene dalla Sicilia e ha un cognome che preferirebbe non rendere pubblico un po', forse, per la figlia e un po' anche per i parenti che non amerebbero questo tipo di pubblicità. Per lui, invece, questa pubblicità è stata una scelta: "E anche un tentativo - spiega - di vedere se qualcuno mi ascolta, se attraverso l'immensità della rete si può arrivare a qualcosa (un lavoro, un lavoretto) che per vie normali mi sembra di non riuscire a raggiungere".
Le "vie normali" Bruno le batte tutti i giorni: "La macchina non ce l'ho più da quando un meccanico al quale non potevo pagare le riparazioni, me l'ha fatta sequestrare. La bici, comprata con i 50 euro che mi ha mandato un amico, me l'hanno rubata l'altro giorno sotto casa. Andrò a piedi. Con la bella stagione sono arrivato, passo passo, anche a Milano, un po' più di venti chilometri". Il Superdisoccupato, quantomeno, si tiene in forma camminando. Ma i risultati non si vedono: assicurazioni, "chiameremo", "si rifaccia sentire": "Lo so, c'è la crisi. Ma è possibile che un lavoro per me, di qualsiasi tipo, non ci sia da nessuna parte?".
A sentirlo parlare, voce tranquilla e pacata, parole giuste, riferimenti culturali a posto, c'è da non credergli. Bruno non è il classico disperato, non è un "drop out" che ha sbagliato e affoga aggrappato ai suoi errori. O meglio, ha fatto gli stessi errori che fanno molti in normali vite lavorative. Diplomato al classico a Palermo, tre anni di Lettere. Primi viaggi al Nord, qualche lavoro ("in nero, ovvio") come grafico, poi il ritorno in Sicilia per sposarsi nel 2001. "Con mia moglie volevamo aprire un'attività di ceramica. Ma le cose non sono andate bene. Così abbiamo deciso di tornare a Milano". Su in Lombardia, Bruno trova subito lavoro alla Galbani copme operaio nelle celle frigorifere, poi, fino al 2007, in una cooperativa: "Manutenzione un po' dappertutto. Ho imparato a fare praticamente qualsiasi lavoro manuale: dagli impianti elettrici ai magazzino, guido i carrelli elevatori come Niki Lauda"...
Certo, una vita lontana dai sogni coltivati con la moglie che, a sua volta, non trova lavoro e resta a casa con la bambina: "Io, forse, mi adeguavo di più a questa realtà. Lei, no. Sognava altre cose e ci stava male". Così il rapporto si logora e si sgretola... La coppia tenta di acquistare una casa, accende un mutuo, ma nel 2007, Bruno perde il lavoro e tutto finisce: "Un infortunio sul lavoro... Ho chiesto di aprire la pratica di invalidità... La Coop dove lavoravo non l'ha presa bene. Mi hanno emarginato e, in poco tempo ho capito che per me non c'era più posto". Bruno si licenzia pensando che, con la sua multiforme esperienza non sarà poi difficile trovare altro da fare, ma cade dentro la crisi e non ne esce più. "Un lavoro di qualche mese a Treviso dove avevo seguito una ragazza con la quale avevo una storia... Poi più niente o quasi". Negli ultimi mesi è solo notte...
Così Bruno prova a comunicare questo suo disagio. "Scrivere mi piace molto e mi riesce facile. Internet è una grande pagina bianca dove tanti ti possono vedere... Io ho provato con un blog e, poi, con Facebook. Molti mi rispondono, si avvicinano con paura e magari scappano perché la miseria è come una brutta malattia, forse anche peggio. Credono che cerchi soldi, temono di essere agganciati e trascinati chissà dove. Solo quando posto qualcosa in cui ribadisco che non voglio soldi, ma cerco solo di capire e voglio un aiuto per trovare una strada, solo allora i commenti tornano a crescere". E Bruno scrive, quasi ogni giorno: lunghi appelli molto lucidi, qua e la accorati, mai patetici pieni di riferimenti alla sua vita, al suo passato. Qua e là minaccia gesti definitivi ma quasi con pudore e si capisce che gli basta davvero poco perché nulla di grave accada, perché Bruno trovi una strada. Sempre che questa Italia della crisi sia ancora capace di darne una a un uomo colto, pacifico, per bene, pieno di buona volontà.
…con l’augurio che l’attenzione di tutti
resti elevata
sino alla risoluzione
del problema.
INDIGNAMOCI
sino a che
le condizioni per
“Una vita dignitosa”
siano tangibile
segno di civiltà
e non chimera.
gba
non c'è solo lui tra i disoccupati..............
RispondiEliminaSappiamo benissimo che Bruno non è l'unico disoccupato ed allo stesso modo crediamo che la disoccupazione crescente sia solo uno dei segnali drammatici del decadimento dell'Italia. Non bastano certo i Blog a risolvere i problemi...ma se non altro servono a far sentire e vedere tutti coloro che non si rassegnano. Noi abbiamo trovato neomamma, neomamma ha trovato noi. Una goccia ma questa è la strada per resistere e tentare insieme, passo dopo passo, di cambiare radicalmente le cose. Gba
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