Ieri
l’esodo come piacere.
Oggi
esodati dal vivere
esodati dall’essere
esodati dai valori
aspettando Godot !!!
Il Grande Esodo
che non c'è più
Oggi è il gran giorno che non c’è più. Il
primo sabato d’agosto, quello del Grande Esodo, con il suo armamentario di
frasi fatte a uso dei telegiornali: il caldo opprimente, le partenze
intelligenti, le code da bollino nero. Ebbene: avremo il caldo, le code e le
partenze intelligenti, ma lo siamo abbastanza anche noi per sapere che si
tratta di una finta.
Da un lato la parola Esodo si è disgregata - chi può va in vacanza fuori stagione, quando gli alberghi costano meno -, dall’altro si è rimpicciolita e immalinconita. Evoca poveri cristi senza stipendio né pensione, gli esodati. E risuona sarcastica alle orecchie di quegli italiani che non hanno più i soldi e nemmeno lo spirito per staccare davvero la spina.
Un tempo neanche troppo lontano - vent’anni fa - un impiegato in viaggio con la famiglia nel primo sabato d’agosto poteva permettersi tre settimane di villeggiatura a pensione completa. Poi le tre settimane si sono ridotte a due, a una e infine a questa mancia di divertimento preso a morsi.
Un paio di giorni e si torna in città a lavorare o semplicemente a non fare nulla, perché il lavoro non c’è oppure l’ufficio ha chiuso per ferie e nessuno sa se a settembre riaprirà ancora.
Le vacanze di massa erano il rito di
un’Italia consumista e benestante. A tratti grottesco come tutti i riti
collettivi, ma carico di significati simbolici. Le migliaia di persone che si
ritrovavano sudaticce al casello partecipavano a una festa sgangherata di
ringraziamento. Rendevano omaggio al dio del Boom che le aveva fatte nascere
nella parte ricca del pianeta e offrivano ai figli e a se stessi quella
possibilità di evadere dalla realtà quotidiana che era stata preclusa ai loro
avi. Qualsiasi viaggio è una fuga, ma anzitutto una rinascita.
Ci si trasferisce in un altrove per poter
svuotare la tensione accumulata e ricaricarsi di energia. Staccare e
riaccendere l’interruttore, con la speranza che nell’attimo di buio che separa
le due operazioni succeda qualcosa - un amore, un’intuizione - che ci
restituisca alla vita di tutti i giorni profondamente rinnovati.
Mai come adesso avremmo bisogno di un
Grande Esodo. Spegnere e accendere l’interruttore per guardare le cose da
un’altra prospettiva. In questa estate del nostro scontento, chi non ha soldi e
impieghi non sa come trovarne e chi li possiede ancora ha paura di perderli
all’improvviso. Il sentimento dominante non è più l’attesa, ma la disillusione.
I politici costano ancora troppo ma non contano più nulla. Gli intellettuali e
i capi partito non tirano fuori un’idea di futuro che non sia la riproposizione
improponibile di modelli del passato. Gli europei senza sole del Nord non hanno
intenzione di dare un soldo a quelli del Sud, che considerano dei privilegiati.
I signori della finanza non hanno pagato il
conto della crisi provocata dalla loro avidità e continuano gelidi a
spadroneggiare. Due eventi inediti e meravigliosi – la scomparsa delle guerre
in Europa e il prolungamento della vita media - hanno prodotto l’effetto
collaterale di una società vecchia e ingessata, che non ha spazio per i
quarantenni, figuriamoci per i ventenni. L’attesa spasmodica del Leader
Messianico è stata definitivamente frustrata dalla mesta parabola del buon
Obama, partito per cambiare il mondo e finito a giocarsi la difficile
riconferma contro un bellimbusto sovvenzionato da Wall Street. L’economia che
sta conquistando il mondo è quella che maltratta i lavoratori e non rispetta la
natura.
Se questo è il quadro, a chi affidarsi se
non a se stessi? Ma come si fa ad affidarsi a se stessi, quando si è deboli,
malati, modesti? Molti riesumano le vacanze della seconda metà degli Anni
Quaranta, consumate fra le macerie della guerra. Ma allora il morale era
inversamente proporzionale allo stato delle abitazioni. Costruire il benessere
regala sempre più gioia che difenderlo. Il nostro tarlo è tutto lì: sembriamo
anziani aggrappati al borsellino con le unghie, per il terrore (più che
giustificato) che qualcuno ce lo scippi.
Invece l’unica rivoluzione possibile è
tornare a pensarci come bambini che ricominciano da zero. Riandare a quel tempo
della nostra infanzia in cui il Grande Esodo d’agosto non era tanto una vacanza,
ma uno scatto interiore per esplorare in maniera più limpida la vita.
Massimo
Gramellini Buongiorno
La
Stampa 4 Agosto 2012
Perché per
far si
che
le cose cambino
oltre a meditare
occorre AGIRE!!!
…se volete dite la Vostra qui sotto!!!
gba
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