Ciao Margherita
amica delle stelle,
da stanotte stella…
amica delle stelle,
da stanotte stella…
Hack,l’ultimo sberleffo
alla morte
“Ho scelto di andarmene sorridendo”
“Ho scelto di andarmene sorridendo”
T-shirt macchiate, pranzi leggeri
e gatti sempre tra i piedi.Una vita
semplice cercando sempre la verità
e gatti sempre tra i piedi.Una vita
semplice cercando sempre la verità
“Ciao
Marghe, come stai?”
“E
come vuoi che stia Fede, sono qua in gabbia. Non vogliono più che vada più in
giro: ma io scappo. Anche perché la mia testa mica la puoi fermare”. Abbiamo
riso insieme, pochi giorni fa al telefono, come mille altre volte. Anche se la
voce era sempre più flebile. Il fiato più corto. Quel cuore impazzito ormai
ingestibile da quando aveva scelto di non farsi operare, tempo fa, perché “Non
voglio sfinire sotto i ferri per vivere qualche mese in più: non ne vale la
pena. Preferisco morire sorridendo”.
Con
Margherita era impossibile non ridere, perché l’ironia era il suo approccio
alla vita, un approccio rigoroso e spettinato, come amava definirlo lei.
Ho
avuto la fortuna di frequentare tanto la Marghe in questi anni, per lavoro e
per piacere. Lunghe chiacchierate, per conoscere e far conoscere la sua storia,
il suo pensiero, il suo sapere.
Lei
e la sue T-Shirt, sempre spiazzanti e sempre un po’ macchiate. Lei e i suoi
pranzi a base di insalata, pomodori e gatti tra i piedi. Lei e il suo
inseparabile bastone da passeggio e lo zainetto sulle spalle, gobba e
tremolante, ma sempre in piedi. Sempre un passo avanti agli altri. Lei e i suoi
libri, lei e la sua sfida infinita a spiegare i buchi neri ai bambini, lei e
l’amore per lo sport, per la sua Fiorentina, la passione nascosta per “Un posto
al sole”, l’odio per Berlusconi, le critiche alla Chiesa e l’amicizia vera e
profonda con tanti preti di strada e di battaglia.
Ricordare
ora Margherita è tutto questo: è rivedere il suo amore, vero, profondo,
inscalfibile per il marito Aldo. E’ la serenità con cui ti diceva che non
voleva avere figli perché a lei i bambini piacevano, ma solo se erano bambini
di altri, e che non si sentiva quindi in colpa nel sentirsi più attratta dai
gatti. E’ il suo rispondere sempre al telefono, dare comunque sempre un
appuntamento a chi glielo chiedeva, correre per convegni e presentazioni, fare
prima della ricerca e poi della divulgazione una scelta di vita.
“Sai
qual è una cosa che proprio mi dà fastidio?” – mi diceva spesso – “Quando mi
trattano come se fossi la Madonna, quando invece sono solo una donna. Invece mi
fanno sembrare una santa, una reliquia: mi toccano, mi vogliono baciare, mi
ringraziano per le cose più diverse. Non credi di aver fatto nulla di
straordinario per meritarmi la loro dolcezza, men che meno la loro ammirazione.
Ho fatto un lavoro serio, onesto, ma senza grandi clamori. Ho solo portato la
mia pietruzza al mosaico della scienza, cercando la verità. Dicendo la
verità”.
E
poi c’era il tema della morte, che abbiamo sfiorato tantissime volte. Le
chiedevo se lei, così innamorata della vita non la temesse. E lei, rideva,
rideva sempre. “Non me ne frega niente della morte Federico. Fosse per me,
camperei 1000 anni, ci sono ancora tante cose da scoprire: ma la morte non mi
fa paura, mi basta andarmene senza troppe agonie, senza troppe sofferenze. Poi
mica sparisco: mi trasformo in una molecola, e in un modo o nell’altro rimarrò
ancora su questa terra. E sai una cosa? Non mi interessa nemmeno se sarò
ricordata o meno: non sarà più un problema mio”.
E
poi via, c’era la scrollata di spalle, segno che era ora di non parlarne più,
perché era un argomento inutile. La stessa scrollata di spalle con cui ti
rispondeva a domande tipo “Perché non ti emozionano le stelle?”, “Perché non
sei mai andata dalla parrucchiera?, “Perché non ti riposi un po’?”. Sarebbero
mille gli aneddoti di questa straordinaria scienziata, che per farla arrabbiare
bastava chiamarla nonna: “Ma quale nonna e nonna, dentro mi sento una
giovincella io”.
In
queste settimane stavamo iniziando a lavorare ad un nuovo progetto insieme: le
avevo chiesto di scegliere le 50 parole che avrebbe voluto lasciare come
testamento e darmi di ognuna una sua piccola definizione. 50 parole per
raccontarsi, ma 50 parole che fossero stimoli e pungolo per i giovani. La
divertiva molto questa cosa. E per ora me ne aveva scelte due: “Fiorentina:
l’unica fede possibile” e “Ricerca: non accontentarsi di quello che si sa, non
farsi spaventare da quello che si sa”.
Ci
mancherà Margherita, che non ha mai avuto paura della morte perché non ha mai
avuto paura di vivere.
Federico Taddia
La
Stampa 29 Giugno 2013
…tra le STELLE!!!
…se volete,dite la Vostra qui sotto!!!
gba
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