Ma quando
toccheremo
il fondo?
La legge del branco
La legge del branco
Prima di abbozzare un pensiero sui poliziotti che ieri, durante il congresso di un loro sindacato, hanno salutato con un’ovazione i tre colleghi che nel 2005 a Ferrara ammazzarono di botte il diciottenne Federico Aldrovandi senza un vero perché, provo a infilarmi nelle loro teste. Si sentono vittime, è chiaro. Come tutti, in questo strano Paese. Ce l’hanno con l’opinione comune che ha chiamato assassini i loro colleghi, anche se la sentenza definitiva sostiene che non avevano la volontà di uccidere. E ce l’hanno con i magistrati che hanno fatto scontare sei mesi di carcere ai condannati (gli altri tre anni della pena erano coperti dall’indulto), nonostante in casi analoghi non sia quasi mai accaduto.
Il motore di quell’applauso è dunque il
solito di tutte le ribellioni italiane: lo spirito di casta accerchiata. La
legge di un branco che reclama per sé l’impunità, ragionando in modo non
dissimile dalle bande di ultrà che fronteggia per le strade. Con l’aggravante
che i poliziotti sono dipendenti dello Stato: non rappresentano una fazione, ma
il garante delle regole del gioco.
La sciagurata ovazione di ieri è il danno
peggiore che potessero fare a se stessi. Non hanno soltanto mancato di rispetto
a quel povero morto e ai suoi familiari. Hanno fornito un pretesto corposo alle
prossime provocazioni che riceveranno nelle piazze. E nuovi argomenti a chi,
fin dai tempi del G8 di Genova, li accusa a torto o a ragione di comportarsi
come i cattivi, quelli da cui dovrebbero proteggerci, e di prendersela con i
deboli, quelli che dovrebbero proteggere.
Massimo Gramellini
La
Stampa 30 Aprile 2014
Se quella sopra
era la notizia disgustosa di ieri…oggi va ancora peggio. Intervistato al
telegiornale su Radio 3 Gianni Tonelli, segretario del fantomatico sindacato SAP,
ha delirato tentando di difendere l’applauso con argomentazioni che, in un
Paese normale, lo avrebbero portato ad un immediato ricovero.
Ogni sua parola
meriterebbe una approfondita analisi per tentare poi di arrivare ad una
possibile terapia di recupero del soggetto…ma mi soffermo solo su una frase "E'
un delitto solidarizzare con colleghi che consideriamo innocenti?" per far notare non solo ai presenti al convegno, in prima fila Ignazio La Russa, ma a tutto il popolo italico che questa argomentazione è la stessa che permette a Berlsuconi di sproloquiare su Magistrati e Magistratura.
Allo stesso modo
quella frase è nel dna della, ahimè, maggioranza del popolo di questo paese,
oramai allo sbando, che si sente in dovere di giustificare ogni malefatta
propria o del proprio gruppo di appartenenza.
Questa è oramai
una nazione di caste, gruppi, faide e singoli allo sbando che si difendono e si
autoassolvono a prescindere e con la stessa becera modalità… anche in presenza
di sentenze definitive e di colpe oggettivamente dimostrate.
Dopo Berlusconi
potrei citare Mauro Floriani che accusato, a fronte di prove schiacciati, di
aver avuto rapporti sessuali con minorenni dell’età dei propri figli trova
nella moglie Alessandra Mussolini un riscontro addirittura floreale…visto che
alla domanda “Come sta?” dopo una vicenda di siffatto disgustoso contenuto ha risposto
“Sto un fiore”.
Potrei fare
mille esempi fino da arrivare alle moltitudini di italioti chi vivono
giornalmente senza avere rispetto per il prossimo… ben riconoscibili dalle
decine di episodi quotidiani (gettare ogni
cosa ritenuta non più utile…per terra, parcheggiare in doppia o tripla fila,
non fare la fila, parlare al telefonino…guidando e magari anche fumando, fare nella
intera giornata il meno possibile cercando di ottenere il più possibile…etc.etc.)…ma
mi fermo pensando che se in agricoltura può accadere che “dal letame nascano i
fiori”…tra gli esseri umani questo è impossibile che accada. Gba
se volete,dite la Vostra qui sotto!!!
gba
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