Dopo un semestre Europeo diretto in sordina,
le rare italiche
eccezioni…
eccezioni…
Roma chiude la presidenza
facendo sfilare a Bruxelles
i campioni dell’innovazione
facendo sfilare a Bruxelles
i campioni dell’innovazione
Scienziati
e inventori, uomini pratici capaci di sognare: l’Italia non si sente la
Cenerentola d’Europa e ieri ha chiuso il semestre della presidenza ha
presentato al teatro Bozar di Bruxelles il Paese dell’innovazione e
dell’eccellenza. Da Fabiola Gianotti, indicata come prossimo direttore generale
del Cern di Ginevra, a Samantha Cristoforetti in orbita sulla stazione spaziale
internazionale (che ovviamente ha mandato solo un messaggio di saluto), dal
grattacielo di Stefano Boeri scelto come edificio più bello del mondo al robot
europeo. Il premier Matteo Renzi ha voluto portare a Bruxelles gli italiani
protagonisti del cambiamento per raccontare l’Italia proiettata nel futuro,
lasciando per una volta la crisi tra parentesi. L’evento - promosso dalla Presidenza
italiana del Consiglio dell’Unione Europea, dall’Agenzia per l’Italia digitale
e da Digital champion Italia - ha chiuso il semestre di presidenza. L’evento è
stato presentato da Riccardo Luna, Digital champion italiano, e accompagnato
dalle musiche di Raphael Gualazzi.
…non cancellano
la norma,
come possiamo
ben vedere dai quotidiani di oggi…
Legge di Stabilità
bagarre in aula
La legge di Stabilità arriva al Senato, non senza
polemiche e momenti di tensione. Il governo ha posto la fiducia, il voto nella
notte.
Discarica dei veleni a Bussi: tutti assolti
Una nuova prescrizione salva
i responsabili Montedison di un disastro ambientale senza precedenti.
Dopo
cinque ore di Camera di consiglio la Corte d’Assise di Chieti ha assolto tutti
gli imputati coinvolti nel processo per la megadiscarica dei veleni di Bussi
sul Tirino (Pescara). Gli imputati erano 19 e tutti a vario titolo erano stati
accusati di disastro colposo, di disastro ambientale e di avvelenamento delle
acque. La Corte ha derubricato il reato in disastro colposo e gli imputati sono
stati giudicati non colpevoli per sopraggiunta prescrizione. I 19 imputati sono
quasi tutti ex amministratori e vertici della Montedison. I pm del tribunale di
Pescara Giuseppe Bellelli e Anna Rita Mantini avevano chiesto 18 condanne e
un’assoluzione e pene da 4 a 12 anni e otto mesi. La scoperta della discarica
più grande d’Europa, cioè 25 ettari di rifiuti tossici, risale al 2007 dopo più
di un anno di indagini del Corpo forestale dello Stato, coordinate dall’allora
pm Aldo Aceto, avviate a seguito del ritrovamento nel fiume Pescara di
considerevoli quantità di clorometanoderivati. Il governatore dell’Abruzzo,
Luciano D’Alfonso, annuncia comunque una causa civile per il risarcimento dei
danni.
Trani,
sei arresti per associazione a delinquere. Tra loro c’è anche il
sindaco Riserbato.
Blitz della Digos all’alba.
I fermati sono accusati di delitti contro la pubblica amministrazione.
Avrebbero creato un sistema illecito per pilotare gli appalti.
Un
disastro ambientale che, nel tempo, ha coinvolto falde acquifere, superficiali
e profonde. Ma anche i terreni, oggi pieni di diossina, cloroformio,
tricloroetilene, mercurio e altre sostanze cancerogene con valori migliaia di
volte oltre i limiti. Su 43 parametri presi in esame in 35 sono stati
riscontrati superamenti di legge per la falda superficiale e 23 per la falda
profonda. E ancora, presenza di cloroformio in quantità 453mila volte superiori
ai limiti consentiti, tricloroetilene 193mila volte fuori la soglia, mercurio
2100 volte, diclorometano in falda superficiale addirittura oltre 1 milione di
volte il limite, tetracloruro di carbonio 666 mila volte nella falda
superficiale, 3733 in quella profonda.
“Prepara
l’offerta con 1 virgola 7” Ecco il libro degli appalti romani
Il recupero di un libro
mastro delle tangenti fa emergere i dettagli della spartizione del fiume
di denaro tra l’ex Nar Carminati e i suoi sodali.
Da
una parte l’inchiesta Mafia capitale, con nuove rivelazione dal libro nero
«delle tangenti per Carminati, per il pagamento dell’affitto scaduto della
Fondazione Nuova Italia di Alemanno» e le gare truccate con indicazioni «al
ribasso» pilotate da Buzzi per l’appalto da quasi 13 milioni di euro per i
quattro lotti della raccolta differenziata, «Preparame subito l’offerta con 1
virgola 7, subito».
Dall’altra,
la polemica politica con attacchi e contro attacchi via twitter. Il primo colpo
viene sferrato dal presidente del Pd e commissario dei dem a Roma, Matteo
Orfini, che scrive: «Tra le tante curiosità della situazione romana c’è anche
quella di avere un prefetto che fa più interviste e dichiarazioni di Salvini».
Corruzione, l'Anm al governo: "Proposte
deboli, meno stupore e più determinazione"
Il
presidente dell'Associazione nazionale magistrati, Rodolfo Sabelli, aprendo il
comitato direttivo centrale, ha chiesto a Renzi interventi più incisivi:
"I toni indignati di fronte agli scandali vorrebbero supplire
all'inadeguatezza delle riforme"
Amianto
alla Olivetti: 33
richieste
di rinvio
a
giudizio
Tra
i “big” i nomi di Carlo a Franco De Benedetti, dei figli Marco e Rodolfo, fino
a Roberto Colaninno e Corrado Passera. Poche le posizioni stralciate, gli
indagati si difendono
Firmate
dalla procura di Ivrea 33 richieste di rinvio a giudizio su 39 indagati
nell’inchiesta per le morti di amianto alla Olivetti. Capo di imputazione:
omicidio e lesioni colpose. Per tutti i big c’è stata la richiesta di rinvio a
giudizio, da Carlo a Franco De Benedetti, ai figli Marco e Rodolfo, fino a
Roberto Colaninno (solo per lesioni colpose) e Corrado Passera. Il procuratore
Giuseppe Ferrando dice che «il vaglio fatto da parte della procura delle
memorie difensive presentate da alcuni indagati non ha consentito di effettuare
richieste di archiviazione, se non per posizioni marginali». Non sono ancora
note quali siano le sei posizioni stralciate, perché gli atti sono stati
trasmessi al gip stamattina, e verranno comunicati alle parti soltanto all’inizio
della prossima settimana.
…e per finire
PERCHÉ
I GIOVANI SI SENTONO BEFFATI
di TITO BOERI
Come
prevedibile e previsto, l’incertezza su cosa avverrà alle norme su
assunzioni e licenziamenti ha già mietuto numerose vittime. Le assunzioni in
contratti a tempo indeterminato nel mese di novembre sono crollate.
Sono
state meno 15 per cento rispetto allo stesso mese di un anno prima, in cui
si era in condizioni congiunturali ben peggiori. Presumibilmente i datori di
lavoro aspettano ad assumere in attesa di capire cosa accadrà. Il governo ha
chiesto e ottenuto dal Parlamento un’ampia delega per riformare il nostro mercato
del lavoro e adesso ha il dovere di agire per eliminare questa ulteriore fonte
di incertezza. Dovrà varare nella prossima settimana i decreti attuativi se
vuole che siano in vigore da metà gennaio, dando un mese di tempo al Parlamento
per esprimere la propria opinione. L’augurio è che il consiglio dei Ministri di
mercoledì prossimo vari i decreti più importanti: quelli su ammortizzatori
sociali, contratto a tutele crescenti ed eliminazione dei contratti
maggiormente precarizzanti. Non possiamo permetterci un rinvio per non
peggiorare ulteriormente la gravissima situazione occupazionale. Ma non
possiamo neanche permetterci l’ennesima finta riforma, perché è nella ripresa
del nostro mercato del lavoro che si giocano le prospettive di ripresa
dell’economia italiana nel 2015.
Da
troppo tempo i giovani nel nostro Paese vengono presi in giro. Abbiamo avuto 5
governi negli ultimi 7 anni che hanno promesso di «farla finita con il
precariato giovanile » (governo Prodi), «dare priorità all’ingresso dei giovani
nel mercato del lavoro» (Berlusconi), «scommettere sui giovani» (Monti),
«aiutare le aziende ad assumere i giovani» (Letta).
Da
quando si sono spese queste nobili parole la disoccupazione giovanile è
passata dal 20 per cento a quasi il 45 per cento. Adesso è il momento di agire.
Se vogliamo una riforma vera, bisogna eliminare o fortemente scoraggiare
l’utilizzo di contratti come le associazioni in partecipazione, i contratti a
progetto o le collaborazioni coordinate e continuative per rapporti di lavoro
alle dipendenze.
Il
nuovo contratto a tutele crescenti non vuole nascere come un prolungamento di
contratti precari. Contestualmente alla riforma dei contratti a tempo
indeterminato per i nuovi assunti, bene perciò ridurre la durata massima dei
contratti a tempo determinato (ad esempio da tre anni a due) e prevedere meno
proroghe sullo stesso posto di lavoro di quanto previsto dal decreto Poletti.
Il nuovo contratto a tempo indeterminato dovrebbe partire fin da subito con
tutele crescenti, senza periodo di prova. In principio, la conta dei mesi di
esperienza sulla base dei quali si calcolano le compensazioni in caso di
licenziamento dovrebbe partire dalla data di prima assunzione, contratto a
tempo determinato incluso. Non vogliamo che tra co.co.pro, contratti a tempo
determinato e periodo di prova, il giovane passi attraverso un cursus honorum (
forse meglio parlare di forche caudine) lungo sei anni. E bene che le tutele
crescano gradualmente con l’anzianità aziendale, evitando discontinuità che
potrebbero spaventare i datori di lavoro, incoraggiandoli a interrompere un
rapporto anche quando questo ha grandi potenzialità.
Oggi,
come documentano anche recenti studi dell’Ocse, c’è un tappo alla crescita
delle imprese attorno alla soglia dei 15 dipendenti e le imprese più grandi
ricorrono maggiormente ai contratti temporanei delle imprese più piccole,
alimentando così un turnover più elevato delle imprese minori. Per togliere il
tappo alla crescita dimensionale delle imprese e per ridurre l’abuso dei
contratti temporanei, bene che tutti i lavoratori passino alla nuova normativa
non appena l’impresa supera la soglia dei 15 addetti. Si avrà comunque un
rafforzamento delle tutele dei lavoratori la cui impresa cresce e si darà un
potente stimolo ai datori di lavoro ad aumentare il numero di dipendenti. La
riforma degli ammortizzatori si propone di estendere le tutele a chi oggi non è
coperto. Vedremo se sarà così nei fatti, a partire dalle risorse messe a
disposizione, dato che, di quelle elencate, è l’unica riforma che non sia a
costo zero per le casse dello Stato.
Cgil
e Uil ieri hanno minacciato di reagire alle tutele crescenti con delle “lotte
crescenti”. Ma cosa c’è di crescente dopo uno sciopero generale? La
rivoluzione? Viene da chiedersi a vantaggio di chi vada questa radicalizzazione
del sindacato. Rischia di concentrarsi sempre di più nel pubblico impiego e di
abbandonare i giovani e il settore privato. I dati delle indagini campionarie
questo ci dicono: negli ultimi 10 anni, il sindacato ha perso un iscritto su
cinque fra chi ha meno di 35 anni, è diminuito del 15% al di fuori del pubblico
impiego, rafforzandosi lievemente solo fra chi ha più di 65 anni. Come si può
pensare di reclutare fra chi non ha mai avuto diritto a un sussidio di
disoccupazione e a una compensazione del proprio datore di lavoro, essendo
stato di fatto licenziato fino 50 volte in meno di dieci anni? Come si fa a
parlare di tutela di diritti a chi se li è visti sistematicamente calpestare in
nome di quelli degli altri? Mentre lamenta la rottamazione dei diritti, il
sindacato rischia di rottamarsi con le sue stesse mani. Sarà un caso, ma due
segretari confederali su tre hanno cambiato mestiere negli ultimi mesi.
Il
nostro Paese può farcela a ripartire. Coi tassi di interesse a lungo termine
attuali, scesi da tempo ai livelli degli Stati Uniti, sono soprattutto i
problemi di natura strutturale, quelli legati al funzionamento del nostro
mercato del lavoro in primis, che impediscono all’economia italiana di
ripartire. La riforma del lavoro potrebbe essere la prima vera riforma del
Governo Renzi. Non possiamo permetterci di perdere questa occasione,
soprattutto ora che Spagna e Portogallo hanno cambiato i regimi di
contrattazione, rendendoli più attrattivi per la grande impresa.
gba
Per
cambiare occorre una
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