Ipocriti
Falsi insinceri
Ignoranti
Che non hanno sufficiente
padronanza di una materia
o che mancano
globalmente di cultura
Ciarlatani
Coloro che spacciano
qualcosa o qualcuno
Falsi insinceri
Ignoranti
Che non hanno sufficiente
padronanza di una materia
o che mancano
globalmente di cultura
Ciarlatani
Coloro che spacciano
qualcosa o qualcuno
per quello che
non è
?
Gli
impresentabili
De Luca, l’uomo del Pd per
la presidenza della Regione Campania, ha invitato gli elettori a non votare
certi ceffi presenti nelle liste civiche che sostengono la sua candidatura. Si
parla di nostalgici del Duce e di professionisti del voto di scambio, alcuni in
odore di camorra. Ieri il vicesegretario nazionale del partito Guerini ha
ribadito il concetto. Dunque l’appello più surreale della storia suona più o
meno così: «Cari cittadini, vi saremo veramente grati se non darete il vostro
voto alle persone con cui ci siamo alleati».
Ma se sono talmente
impresentabili da non meritare il nostro sì, perché vi siete accordati con
loro? E soprattutto, perché continuate a restarci insieme anche adesso?
Toccherebbe alla politica selezionare la classe dirigente da sottoporre al
giudizio del popolo. Troppo comodo fare accordi con chiunque porti in dote
pacchetti consistenti di voti e poi chiedere agli elettori di rimettere le cose
a posto, promuovendo i buoni e bocciando i cattivi.
Come se uno, invitando a
cena il suo migliore amico, gli dicesse: a tavola con noi ci saranno Barbablù,
Al Capone e il mostro di Firenze, però tu non rivolgere loro la parola, anzi,
ti autorizzo a cacciarli da casa mia. L’amico avrebbe buon gioco a rispondere:
ma se ti creano tanto imbarazzo, non faresti prima a non invitarli più?
La Stampa Massimo
Gramellini 12 Maggio 2015
«Ma senza
l’articolo 18
questi lavori
sono a termine»
l’articolo 18
questi lavori
sono a termine»
«Sui nuovi occupati
i dati veri sono quelli delle rilevazioni ufficiali Istat», avvisa Michele
Tiraboschi, giuslavorista e direttore del centro studi sul lavoro Adapt-Marco
Biagi. «Queste dell’Inps sono dati amministrativi - spiega - elaborazioni
ricavate dalle comunicazioni obbligatorie dei datori di lavoro al ministero: è
un susseguirsi di dati e stime a fini politici nel momento in cui si discute se
il Jobs act funziona o meno».
I dati veri, quelli dell’Istat, allora cosa ci dicono?
«Che ogni anno stipuliamo tanti nuovi contratti, ma che l’occupazione è stagnante. In un anno di riforme del lavoro, da marzo 2014 quando è partita la liberalizzazione, cui poi ha fatto seguito il contratto a tutele crescenti e tutto il resto, a marzo i posti in più sono 30 mila».
Ma perchè tra Inps e Istat i dati sono così distanti tra loro?
«Che ogni anno stipuliamo tanti nuovi contratti, ma che l’occupazione è stagnante. In un anno di riforme del lavoro, da marzo 2014 quando è partita la liberalizzazione, cui poi ha fatto seguito il contratto a tutele crescenti e tutto il resto, a marzo i posti in più sono 30 mila».
Ma perchè tra Inps e Istat i dati sono così distanti tra loro?
«Perchè i dati sulle
comunicazioni obbligatorie tengono conto solo del numero dei nuovi contratti
stipulati che possono essere a termine di apprendistato, tirocini e può
capitare che in un anno una stessa persona venga computata anche dieci volte.
L’Istat invece ci fornisce dati reali, elaborati in base ad una specifica
campionatura, e calcola i posti di lavoro effettivi».
Ma se ormai da mesi i contratti a tempo indeterminato stanno
aumentando i due dati non dovrebbero ad avvicinarsi?
«No. Perché un conto sono le assunzioni aggiuntive e un altro le stabilizzazioni e le trasformazioni di contratti già in essere, di una persona che già lavorava, magari con un contratto a termine o di apprendistato».
Il ministro del Lavoro Poletti sostiene che anche riuscire ad aumentare la qualità del lavoro, riducendo la precarietà, è un risultato importante.
«Io sono un tecnico, non faccio valutazioni politiche. Partiamo dal piano tecnico: facile dire che aumentano i contratti stabili, ma non dimentichiamoci che sono contratti senza articolo 18. Dopo uno, due o tre anni di esonero contributivo io posso lasciare a casa il lavoratore pagando da 4 a 6 mensilità di indennizzo. Trovo contraddittorio fare la propaganda contro la precarietà e poi festeggiare perché ci sono più contratti stabili, ma di questo tipo».
E quale valutazione economica da invece?
«Lo sgravio contributivo costa 15 miliardi di minori entrate. Rinunciare a questa fetta di soldi avrebbe senso se si obbligasse le imprese ad assumere persone in più. E secondo i consulenti mancano almeno 3 miliardi di coperture, io dico 5 miliardi. Per cui questa operazione costerebbe 20 miliardi».
Per produrre cosa?
«No. Perché un conto sono le assunzioni aggiuntive e un altro le stabilizzazioni e le trasformazioni di contratti già in essere, di una persona che già lavorava, magari con un contratto a termine o di apprendistato».
Il ministro del Lavoro Poletti sostiene che anche riuscire ad aumentare la qualità del lavoro, riducendo la precarietà, è un risultato importante.
«Io sono un tecnico, non faccio valutazioni politiche. Partiamo dal piano tecnico: facile dire che aumentano i contratti stabili, ma non dimentichiamoci che sono contratti senza articolo 18. Dopo uno, due o tre anni di esonero contributivo io posso lasciare a casa il lavoratore pagando da 4 a 6 mensilità di indennizzo. Trovo contraddittorio fare la propaganda contro la precarietà e poi festeggiare perché ci sono più contratti stabili, ma di questo tipo».
E quale valutazione economica da invece?
«Lo sgravio contributivo costa 15 miliardi di minori entrate. Rinunciare a questa fetta di soldi avrebbe senso se si obbligasse le imprese ad assumere persone in più. E secondo i consulenti mancano almeno 3 miliardi di coperture, io dico 5 miliardi. Per cui questa operazione costerebbe 20 miliardi».
Per produrre cosa?
«Non certo stabilità senza
articolo 18. Bastano seimila euro di indennizzo ed un lavoratore con contratti
a tempo indeterminato a tutele crescenti può essere lasciato a casa. Adesso è
più stabile un contratto a tempo determinato di tre anni rispetto ad un
contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti».
La Stampa p.bar. 12 Maggio 2015
Ecco l’Expo «incompiuto»:
dai servizi
alle quinte dei padiglioni tutto
quello che non è ancora pronto
Come in ogni
cantiere che si rispetti, anche in quello di Expo a poche ore dalla chiusura
non è ancora tutto pronto. Basta distogliere lo sguardo dalle luci della ribalta,
oppure girare la testa un po’ più in là dietro le quinte dei padiglioni, ed
ecco che betoniere e cumuli di cemento raccontano tutti i lavori ancora da
finire.
Il commissario
unico di Expo Giuseppe Sala lo aveva detto: tutti gli sforzi delle ultime settimane
dovevano essere diretti ad assicurare la fruibilità del sito di Expo per i
visitatori. Così è stato, sebbene qualche eccezione. Non è raro, infatti,
passeggiando lungo il cardo e il decumano (gli assi principali del sito
espositivo), trovare qualche operaio - ancora vestito con tuta blu e caschetto
– aggirarsi curioso in attesa di portare a termine il suo compito della
giornata, una volta spenti i riflettori dell’inaugurazione. Così come ai
diversi ingressi, soprattutto a Cascina Merlata, sono ancora in allestimento i
baracchini e le architetture di servizio che dovranno accogliere i visitatori.
Il primo giorno di Expo 2015 ha chiuso sotto la pioggia,
mentre a fare notizia erano soprattutto gli scontri e i danni provocati dal corteo NoExpo. Eppure per chi
ha potuto visitare il sito espositivo il 1 maggio, nonostante l'indiscusso
successo dell’inaugurazione, non si è fatto distrarre dal successo della
manifesatazione. Solo qualche polemica sulle scarse coperture del decumano (la
pioggia battente, infatti, filtrava quasi dovunque costringendo i visitatori
all’ombrello) e qualche malcontento per l’impossibilità di visitare alcune aree
dei padiglioni (soprattutto i piani elevati) non ancora pronti.
Annunciato, e
comprensibile, ad esempio il ritardo del Nepal, che dopo la tragedia del
terremoto era rimasto praticamente senza operai, dato che quasi tutti nepalesi
avevano lasciato il cantiere per raggiungere le famiglie, e solo in parte la
collaborazione di operai italiani (anche volontari) ha potuto sostituirli. Ma
anche visitando i cluster (i padiglioni tematici che raccolgono, sotto un tema
comune, le aree espositive di diversi Paesi) non siamo riusciti a entrare in
molti dei Paesi annunciati. Molte porte chiuse abbiamo trovato nel cluster del
riso e del caffè, per esempio.
Diversa la
situazione per le strutture cosiddette di servizio (bagni, uffici, bookshop..),
molte delle quali sono apparse ancora “in progress”, inaccessibili al pubblico
o evidentemente non terminate né pulite. Restano inoltre da ultimare alcune
strutture per la sorveglianza, come le telecamere (due addetti ai lavori
attorno a un padiglione che non specificheremo discutevano del punto in cui
dovranno passare i cavi per attivarle).
E se Cardo e
Decumano (le due vie principali del sito, sulle quali si affacciano i
padiglioni) apparivano terminati e affollati di gente, tirati a lucido per le
tante inaugurazioni in programma durante la giornata, ben diverso era l'effetto
attraversando le vie laterali, dove in alcuni punti erano ammassati i detriti
da portare via. Infine, uscendo verso il varco Est, tutte chiuse erano le
strutture tra il Decumano e l'uscita (tra queste, il Biopark e altri edifici
non meglio identificati). Chissà se per la pioggia o per i ritardi.
Il Sole 24 ore Michela
Finizio e Giovanna
Mancini
2 maggio 2015
Credo che commentare
serva a poco
occorre solo
avere la forza
di reagire.
Gba
Per
cambiare occorre una
Altra Cultura
Cantiere di opinioni
e di azioni
valorizzare il territorio ed i suoi
abitanti attraverso il confronto e la condivisione
per esprimere al meglio il meglio
“Un uomo chiamato a fare lo spazzino dovrebbe spazzare le strade
così come Michelangelo dipingeva, o Beethoven componeva, o Shakespeare scriveva
poesie. Egli dovrebbe spazzare le strade così bene al punto che tutti gli
ospiti del cielo e della terra si fermerebbero per dire che qui ha vissuto un
grande spazzino che faceva bene il suo lavoro.” Martin Luther King
Giovedì 28 Maggio 2015
ore 21.00
presso il cinema
San Lorenzo
Via Ospedale 8 Giaveno
proiezione del film
E fu sera e fu mattina
e presentazione del progetto
“Legami”
Territorio Arti Culture
Ingresso libero
Se volete, dite la Vostra qui
sotto!!!
Gba
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