martedì 12 maggio 2015

Ipocriti
Falsi insinceri
Ignoranti
Che non hanno sufficiente
padronanza di una materia
o che mancano
 globalmente di cultura
Ciarlatani
Coloro che spacciano
qualcosa o qualcuno
per quello che non è

?

Gli
impresentabili

De Luca, l’uomo del Pd per la presidenza della Regione Campania, ha invitato gli elettori a non votare certi ceffi presenti nelle liste civiche che sostengono la sua candidatura. Si parla di nostalgici del Duce e di professionisti del voto di scambio, alcuni in odore di camorra. Ieri il vicesegretario nazionale del partito Guerini ha ribadito il concetto. Dunque l’appello più surreale della storia suona più o meno così: «Cari cittadini, vi saremo veramente grati se non darete il vostro voto alle persone con cui ci siamo alleati».

Ma se sono talmente impresentabili da non meritare il nostro sì, perché vi siete accordati con loro? E soprattutto, perché continuate a restarci insieme anche adesso? Toccherebbe alla politica selezionare la classe dirigente da sottoporre al giudizio del popolo. Troppo comodo fare accordi con chiunque porti in dote pacchetti consistenti di voti e poi chiedere agli elettori di rimettere le cose a posto, promuovendo i buoni e bocciando i cattivi.

Come se uno, invitando a cena il suo migliore amico, gli dicesse: a tavola con noi ci saranno Barbablù, Al Capone e il mostro di Firenze, però tu non rivolgere loro la parola, anzi, ti autorizzo a cacciarli da casa mia. L’amico avrebbe buon gioco a rispondere: ma se ti creano tanto imbarazzo, non faresti prima a non invitarli più? 
La Stampa Massimo Gramellini 12 Maggio 2015

«Ma senza
l’articolo 18
questi lavori
sono a termine»

«Sui nuovi occupati i dati veri sono quelli delle rilevazioni ufficiali Istat», avvisa Michele Tiraboschi, giuslavorista e direttore del centro studi sul lavoro Adapt-Marco Biagi. «Queste dell’Inps sono dati amministrativi - spiega - elaborazioni ricavate dalle comunicazioni obbligatorie dei datori di lavoro al ministero: è un susseguirsi di dati e stime a fini politici nel momento in cui si discute se il Jobs act funziona o meno».
I dati veri, quelli dell’Istat, allora cosa ci dicono?
«Che ogni anno stipuliamo tanti nuovi contratti, ma che l’occupazione è stagnante. In un anno di riforme del lavoro, da marzo 2014 quando è partita la liberalizzazione, cui poi ha fatto seguito il contratto a tutele crescenti e tutto il resto, a marzo i posti in più sono 30 mila».
Ma perchè tra Inps e Istat i dati sono così distanti tra loro?
«Perchè i dati sulle comunicazioni obbligatorie tengono conto solo del numero dei nuovi contratti stipulati che possono essere a termine di apprendistato, tirocini e può capitare che in un anno una stessa persona venga computata anche dieci volte. L’Istat invece ci fornisce dati reali, elaborati in base ad una specifica campionatura, e calcola i posti di lavoro effettivi». 
Ma se ormai da mesi i contratti a tempo indeterminato stanno aumentando i due dati non dovrebbero ad avvicinarsi?
«No. Perché un conto sono le assunzioni aggiuntive e un altro le stabilizzazioni e le trasformazioni di contratti già in essere, di una persona che già lavorava, magari con un contratto a termine o di apprendistato».
Il ministro del Lavoro Poletti sostiene che anche riuscire ad aumentare la qualità del lavoro, riducendo la precarietà, è un risultato importante.
«Io sono un tecnico, non faccio valutazioni politiche. Partiamo dal piano tecnico: facile dire che aumentano i contratti stabili, ma non dimentichiamoci che sono contratti senza articolo 18. Dopo uno, due o tre anni di esonero contributivo io posso lasciare a casa il lavoratore pagando da 4 a 6 mensilità di indennizzo. Trovo contraddittorio fare la propaganda contro la precarietà e poi festeggiare perché ci sono più contratti stabili, ma di questo tipo».
E quale valutazione economica da invece?
«Lo sgravio contributivo costa 15 miliardi di minori entrate. Rinunciare a questa fetta di soldi avrebbe senso se si obbligasse le imprese ad assumere persone in più. E secondo i consulenti mancano almeno 3 miliardi di coperture, io dico 5 miliardi. Per cui questa operazione costerebbe 20 miliardi».
Per produrre cosa?
«Non certo stabilità senza articolo 18. Bastano seimila euro di indennizzo ed un lavoratore con contratti a tempo indeterminato a tutele crescenti può essere lasciato a casa. Adesso è più stabile un contratto a tempo determinato di tre anni rispetto ad un contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti».

La Stampa p.bar. 12 Maggio 2015

Ecco l’Expo «incompiuto»:
dai servizi
alle quinte dei padiglioni tutto quello che non è ancora pronto

Come in ogni cantiere che si rispetti, anche in quello di Expo a poche ore dalla chiusura non è ancora tutto pronto. Basta distogliere lo sguardo dalle luci della ribalta, oppure girare la testa un po’ più in là dietro le quinte dei padiglioni, ed ecco che betoniere e cumuli di cemento raccontano tutti i lavori ancora da finire.
Il commissario unico di Expo Giuseppe Sala lo aveva detto: tutti gli sforzi delle ultime settimane dovevano essere diretti ad assicurare la fruibilità del sito di Expo per i visitatori. Così è stato, sebbene qualche eccezione. Non è raro, infatti, passeggiando lungo il cardo e il decumano (gli assi principali del sito espositivo), trovare qualche operaio - ancora vestito con tuta blu e caschetto – aggirarsi curioso in attesa di portare a termine il suo compito della giornata, una volta spenti i riflettori dell’inaugurazione. Così come ai diversi ingressi, soprattutto a Cascina Merlata, sono ancora in allestimento i baracchini e le architetture di servizio che dovranno accogliere i visitatori.
Il primo giorno di Expo 2015 ha chiuso sotto la pioggia, mentre a fare notizia erano soprattutto gli scontri e i danni provocati dal corteo NoExpo. Eppure per chi ha potuto visitare il sito espositivo il 1 maggio, nonostante l'indiscusso successo dell’inaugurazione, non si è fatto distrarre dal successo della manifesatazione. Solo qualche polemica sulle scarse coperture del decumano (la pioggia battente, infatti, filtrava quasi dovunque costringendo i visitatori all’ombrello) e qualche malcontento per l’impossibilità di visitare alcune aree dei padiglioni (soprattutto i piani elevati) non ancora pronti.

Annunciato, e comprensibile, ad esempio il ritardo del Nepal, che dopo la tragedia del terremoto era rimasto praticamente senza operai, dato che quasi tutti nepalesi avevano lasciato il cantiere per raggiungere le famiglie, e solo in parte la collaborazione di operai italiani (anche volontari) ha potuto sostituirli. Ma anche visitando i cluster (i padiglioni tematici che raccolgono, sotto un tema comune, le aree espositive di diversi Paesi) non siamo riusciti a entrare in molti dei Paesi annunciati. Molte porte chiuse abbiamo trovato nel cluster del riso e del caffè, per esempio.
Diversa la situazione per le strutture cosiddette di servizio (bagni, uffici, bookshop..), molte delle quali sono apparse ancora “in progress”, inaccessibili al pubblico o evidentemente non terminate né pulite. Restano inoltre da ultimare alcune strutture per la sorveglianza, come le telecamere (due addetti ai lavori attorno a un padiglione che non specificheremo discutevano del punto in cui dovranno passare i cavi per attivarle).

E se Cardo e Decumano (le due vie principali del sito, sulle quali si affacciano i padiglioni) apparivano terminati e affollati di gente, tirati a lucido per le tante inaugurazioni in programma durante la giornata, ben diverso era l'effetto attraversando le vie laterali, dove in alcuni punti erano ammassati i detriti da portare via. Infine, uscendo verso il varco Est, tutte chiuse erano le strutture tra il Decumano e l'uscita (tra queste, il Biopark e altri edifici non meglio identificati). Chissà se per la pioggia o per i ritardi.
Il Sole 24 ore Michela Finizio e Giovanna Mancini
2 maggio 2015

Credo che commentare
serva a poco
occorre solo
avere la forza
di reagire.
Gba

Per cambiare occorre una

Altra Cultura

Cantiere di opinioni
e di azioni


valorizzare il territorio ed i suoi abitanti attraverso il confronto e la condivisione


per esprimere al meglio il meglio

“Un uomo chiamato a fare lo spazzino dovrebbe spazzare le strade così come Michelangelo dipingeva, o Beethoven componeva, o Shakespeare scriveva poesie. Egli dovrebbe spazzare le strade così bene al punto che tutti gli ospiti del cielo e della terra si fermerebbero per dire che qui ha vissuto un grande spazzino che faceva bene il suo lavoro.” Martin Luther King

Giovedì 28 Maggio 2015
ore 21.00
presso il cinema
San Lorenzo
Via Ospedale 8 Giaveno
proiezione del film
E fu sera e fu mattina


e presentazione del progetto
“Legami”
Territorio Arti Culture

Ingresso libero

Se volete, dite la Vostra qui sotto!!!


Gba

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