La pillola di oggi
Il ciarlatano
felice
felice
Non credo che ci possano essere più dubbi sul fatto che Matteo Renzi sia un clone del Silvio che per
venti anni ha promosso la politica del malaffare celato dagli annunci eclatanti
in direzione teoricamente contraria.
Qualche giorno fa in una
intervista alla Stampa il ciarlatano ha accusato i suoi detrattori di essere “contrari
alla felicità del paese”. La frase degna del suo predecessore e burattinaio…dopo
pochi giorni deve fare i conti, sullo stesso giornale, con l’articolo che segue
e con gli eclatanti annunci, privi di azioni operative, fatti ieri a Milano…sempre
dal ciarlatano.
Se a tutto questo aggiungete
le ultime notizie su; De Luca, governatore in Campania sponsorizzatissimo da
Renzi, sulle vicende dell’acqua in Sicilia, non solo più a Messina, su Mafia
Capitale, sulla vicenda dei dipendenti pubblici a Sanremo…ad oggi impuniti… e via
di questo passo fino ai seimila esuberi in Italia annunciati oggi da Unicredit, all'olio extra vergine che vergine non è e al patetico Mattarella che dichiara “in Italia c’è la
corruzione ma lo Stato la combatte”…avrete chiaro che solo un ciarlatano, lui
si felice vecchio o giovane che sia, può governare da oltre venti anni questo oramai rassegnato
paese. gba
Ecco perché in
Italia la spending review è
una missione
impossibile
In otto anni sono cambiati 4
esperti incaricati di ridurre la spesa pubblica. Ma alla fine la politica si è
sempre messa di traverso perché i tagli sono impopolari o costringono
ad aumentare le tasse
Arriva sempre un momento in
cui anche il più esperto degli esperti finisce su un binario morto e alla fine
lascia. Oppure viene congedato. E’ così negli ultimi 8 anni abbiamo cambiato
ben 4 commissari alla spending review. «In questa fase non mi sento molto
utile», ha spiegato l’altra sera Roberto Perotti, prof della Bocconi, entrato
appena nemmeno sei mesi fa nello staff di Palazzo Chigi ed ultimo in ordine di
tempo a gettare la spugna. Il suo «coming out» in tv è servito a mettere la
parola fine ad un tira e molla che durava ormai da settimane.
La ricetta «inglese» di Tps
Il termine inglese «spending
review», ovvero «revisione della spesa» introdotto nel gergo politico italiano
nel 2006 da Tommaso Padoa Schioppa, all’epoca ministro del Tesoro nel governo
Prodi, significa analisi delle spese e del funzionamento dei vari apparati allo
scopo di migliorare la performance della macchina pubblica con la possibilità,
anche, si risparmiare qualcosa. Da noi, invece, è sempre stata interpretata in
maniera più brutale: tagli.
Il primo tentativo di
mettere ordine ai conti risale al 2012 quando il governo Monti, che in fatto di
tagli veri mica scherzava (basti pensare cosa è successo alle pensioni), affida
ufficialmente il dossier a Piero Giarda. Grande esperto di spesa pubblica,
l’allora ministro per i Rapporti col Parlamento, individua circa 100 miliardi
di «spesa aggredibile nel breve periodo» e ipotizza da subito circa 5 miliardi
di risparmi. Non si fa in tempo a mettere in pratica il piano che Monti lo
sostituisce con Bondi.
Bondi mani di forbice
«Monti aveva bisogno di
qualcosa di più concreto da presentare a Bruxelles», raccontano le cronache di
quei giorni. E così arriva l’ex commissario Parmalat, il tagliatore forse più
famoso d’Italia. Al suoi fianco altri due pezzi da novanta: Giuliano Amato, al
quale viene affidato il compito di analizzare i costi della politica, e
Francesco Giavazzi, che invece deve cercare di sfrondare i sussidi alle
imprese, impresa che si rileva impossibile. Bondi passa ai raggi «X » ministero
per ministero, regione per regione, comune per comune, analizza spese e
sprechi, e scodella un piano da 4,2 miliardi di risparmi immediati destinati a
salire a 10 l’anno seguente. A inizio 2013 però anche Bondi lascia: Monti, che
si fidava ciecamente di lui, gli aveva infatti affidato anche il compito di
selezionare i profili dei candidati del suo nascente partito e i due incarichi
erano diventati oggettivamente incompatibili. Dopo un breve interregno affidato
al Ragionerie generale Canzio, ad aprile si insedia il governo Letta che vuol
prendere il toro per le corna e per questo richiama da Washington Carlo
Cottarelli.
L’uomo del Fondo
Il supertecnico del Fondo
monetario, incarico triennale a 250 mila euro l’anno (ovviamente subito oggetto
di polemiche), si insedia a ottobre e a inizio 2014 scodella un piano monstre:
subito 7 miliardi di risparmi, quindi 18,1 nel 2015 (poi ridotti a 16) e
addirittura 33,9 (quindi scesi a 32) nel 2016. Cottarelli vuol chiudere 2 mila
partecipate, accorpare i centri di spesa, tagliare sanità, pensioni, province,
corpi di polizia, fondi per le imprese e auto blu.
Con Renzi strada in salita
Dopo Letta arriva Renzi ed
il lavoro di Cottarelli, appena abbozzato nei mesi precedenti, potrebbe
finalmente decollare e invece si affloscia. Palazzo Chigi, che nel frattempo ha
preso più potere rispetto al Tesoro, per prima cosa cassa i progetti sulle
pensioni e stoppa il taglio di 85 mila dipendenti pubblici. E i risparmi? Si
continua con la vecchia prassi dei tagli lineari (o semilineari) introdotti da
Tremonti. Ma da 16 ci si deve fermare a quota 8,5 miliardi. Naturale che anche
Cottarelli getti la spugna mentre dallo staff del premier lo accompagna
l’accusa di «scarsa collaborazione».
Da allora è passato un anno
e siamo da capo. Adesso lascia anche Perotti, subentrato lo scorso marzo
nell’ingrato compito in tandem con Yoram Gutgeld, uno degli strateghi della
prima ora della Renzonomics. Perotti spinge per intervenire innanzitutto sulla
montagna di spese fiscali (detrazioni, sconti e bonus vari) ma Renzi lo ferma
perché non vuole aumentare in alcun modo le tasse. E così la spending review
2016 che puntava a al solito obiettivo ambizioso (16 miliardi) frana: prima
scende a quota 10 e poi va addirittura sotto i 5. Per far quadrare i conti Renzi
preferisce l’aumento del deficit.
Profetico un tweet
dell’economista Riccardo Puglisi del 19 agosto: «Ma Perotti - commissario alla
spending review - mangerà il panettone?». Gutgeld resta, il Prof invece torna
alla Bocconi e laconico spiega: «La spending review non è una priorità del
governo». O forse, suggerisce qualcuno, questa non è la stagione adatta per
vedere all’opera dei liberisti veri come lui e Cottarelli.
Paolo Baroni La Stampa
11 Novembre 2015
Per
cambiare occorre una
Altra Cultura
Cantiere di opinioni
e di azioni
valorizzare il territorio ed i suoi
abitanti attraverso il confronto e la condivisione
per esprimere al meglio il meglio
“Un uomo chiamato a fare lo spazzino
dovrebbe spazzare le strade così come Michelangelo dipingeva, o Beethoven
componeva, o Shakespeare scriveva poesie. Egli dovrebbe spazzare le strade così
bene al punto che tutti gli ospiti del cielo e della terra si fermerebbero per
dire che qui ha vissuto un grande spazzino che faceva bene il suo lavoro.”
Martin Luther King
Lunedi 16 Novembre 2015
ore 21.00
al TREFF
Via San Carlo 1
Giaveno
Cantiere
di opinioni e di azioni
Siete tutti invitati o, se preferite, dite la Vostra
qui sotto!!!
Gba
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