In una Italia
dove
accade che:
Il parroco che sa dov’è il cadavere
della ragazza scomparsa e non lo dice.
Il medico che sa chi lasciò morire in ospedale
il detenuto drogato e non lo dice.
L’appuntato che sa chi picchiò a morte
in caserma l’altro carcerato e non lo dice.
I ragazzi del bar che guardano il corpo rantolante
di un ragazzo preso a botte da un teppista e
non solo non fanno nulla per fermare l’aggressore,
ma non si chinano nemmeno a prestare aiuto al ferito,
continuando a bere e mangiare.
La cronaca ci offre testimonianze di omertà a getto continuo.
Pur nelle diverse gradazioni di responsabilità,
ciò che unisce il parroco al medico,
il medico all’appuntato e l’appuntato ai ragazzi del bar
è il disprezzo per le leggi dello
Stato in quanto provenienti, appunto, dallo Stato.
Un’entità che essi non riconoscono o comunque
subordinano a un’altra molto più importante: la Chiesa,
la corporazione, la famiglia, se stessi.
Il proprio «particulare», come scriveva Guicciardini
degli italiani già parecchi secoli fa.
Questo è un Paese che da sempre
non ha senso dello Stato
perché lo Stato gli fa senso.
Dai più viene percepito come un padrino insolente
cui siamo costretti a versare il pizzo
sotto forma di tasse e chiunque riesca a sottrarsi
alla corvée è percepito quasi come un eroe.
L’idea di appartenere a una comunità più vasta
di una casta ci è sconosciuta.
L’omertà di massa nasce da qui.
Non tanto dalla mancanza di coraggio,
ma da una compiaciuta ignoranza del proprio
status di cittadini che dovrebbero avere una sola famiglia,
lo Stato, e un solo confine, la legge.
Omertutti Massimo Gramellini La Stampa 26 marzo 2010
Non basta
VOTARE SERENI
ma occorre
quotidianamente
lottare per costruire
una nuova
coscienza civile
fatta di
onestà, etica,
giustizia, rispetto,
solidarietà,
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promuovendo la
CULTURA
del
CONFRONTO
e non del
CONFLITTO.
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