PASSATO
&
FUTURO
Paghi due, evadi tre
Fra le tante proposte di tasse alternative che turbinano in queste ore intorno al portafogli terrorizzato degli italiani, vorrei segnalare quella che mi sembra la più creativa. L’ha partorita il cervello democristiano di Paolo Cirino Pomicino, già ministro della Prima Repubblica. Si tratta di una lettera indirizzabile a società di capitali, società di persone, liberi professionisti e titolari di imprese individuali.
Quattro milioni e mezzo di contribuenti, non sempre ascrivibili in blocco alla lista dei più generosi. Il tenore del messaggio sarebbe questo: «Gentile signore, lo Stato in bolletta le propone un patto. Se lei ci anticipa 50.000 euro spalmabili in comode rate, noi per tre anni la esentiamo da ogni genere di accertamento fiscale». Tradotto dal democristiano «vintage» all’italiano corrente e ruttante suona così: «Caro amico possessore di yacht e fuoriserie a sbafo, dammi un pizzo di 50.000 e io per tre anni mi dimenticherò di mandarti la Finanza in ufficio». In sostanza, un ricatto: al possibile evasore viene concesso di evadere senza rischi né rimorsi (ammesso che ne abbia ancora) purché paghi preventivamente allo Stato una licenza di impunità.
La proposta appare cinica e astuta. Quindi perfettamente in linea con la mentalità di parecchi italiani. I quali non avrebbero alcuna difficoltà a capirla e, fatti quattro conti, ad adeguarvisi. Con un bel guadagno per l’Erario: oltre 200 miliardi di gettito potenziale. Non stupisce che l’idea sia venuta a un democristiano. In fondo la Dc era anche questo. Non pretendeva di estirpare i vizi. Si accontentava di farseli pagare.
MASSIMO GRAMELLINI – La Stampa
18 Agosto 2011
Un mondo che guarda al futuro
Pochi giorni fa si è concluso l’anno internazionale dei giovani indetto dall’Onu, e subito è partita la Giornata Mondiale della Gioventù della Chiesa Cattolica, che quest’anno si celebra a Madrid. Quest’attenzione alle nuove generazioni non fa che mettere in luce un triste paradosso. Quello di una gioventù tanto seguita con apprensione da buona parte della società, civile e religiosa, quanto ignorata e penalizzata dalle politiche pubbliche e dai governi.
I giovani sono la fascia di popolazione che è stata più colpita dalla crisi economica internazionale, e quelli che ne subiranno maggiormente le conseguenze anche in futuro. Eppure, quasi niente di ciò che è stato fatto, discusso e proposto in questo periodo da governi e organi politici ha tenuto in debita considerazione la necessità di ridisegnare un sistema economico e sociale sostenibile nel tempo.
Un sistema che dia più opportunità e speranza alle nuove generazioni. Basta pensare a ciò che abbiamo visto in queste settimane. Una manovra finanziaria che mette una pezza ad anni di politiche economiche di corto respiro semplicemente aumentando tasse e tagliando dove capita, rimandando a comitati e date future tutte le riforme che davvero servirebbero oggi: dalle liberalizzazioni dei servizi a quelle delle professioni, dal funzionamento dello Stato a quello del mercato del lavoro. E anche tra questa accozzaglia confusa di tagli e tasse assistiamo allo spettacolo desolante di rappresentanti di ogni genere di interessi che corrono per salvare qualche provincia o qualche ente, per eliminare o rimandare quei tagli che li riguardano più da vicino, o quelli che più fanno arrabbiare i propri rappresentati o elettori, siano essi pensionati o ereditieri, allevatori o calciatori.
Gli unici che non hanno lobby o rappresentanti che si affannano a inseguire i politici nei palazzi del potere sono proprio loro, i giovani. Gli unici senza un richiesta specifica un interesse precostituito da difendere perché hanno ancora tutto da costruire e chiedono solo un’opportunità per farlo. Ma soprattutto chiedono una motivazione per andare avanti, per non mollare, per credere in qualcosa su cui investire le proprie energie e il proprio entusiasmo. E quindi cercano riferimenti e supporto altrove: nelle piazze, tra i coetanei, nelle istituzioni laiche o religiose che in qualche modo si rivolgono a loro, offrendogli un’opportunità di ascolto, di azione, di speranza. Lo hanno fatto tre mesi fa i migliaia di ragazzi che si sono ritrovati nelle piazze spagnole per chiedere una politica più giusta e provare a stilare una piattaforma di proposte. Lo fanno oggi centinaia di migliaia di giovani che da ogni angolo del mondo si stanno dirigendo a Madrid con i loro zaini in spalla per ritrovare quello che non trovano più nelle nostre società avvizzite: la voglia di condividere una speranza e un’idea di futuro.
Al di là delle diverse credenze o prospettive, quello che queste manifestazioni di giovani ci stanno indicando, religiose o laiche che siano, è che i ragazzi hanno una terribile voglia di ritrovarsi e di discutere non solo di piccole misure e manovre, ma un’idea di società nuova, una società che recuperi e dia un nuovo significato a concetti come solidarietà, giustizia, opportunità, felicità.
E questa grande vitalità, questa energia che arriva dal mondo giovanile non fa che rendere ancora più lontana e odiosa l’immagine di tutti quei potenti che da settimane stanno chiusi nei loro palazzi a mercanteggiare su una o l’altra misura, con un occhio all’andamento delle Borse e un altro agli equilibri di poltrone tra i propri accoliti. Quegli stessi politici, esperti e commentatori che così tante volte si sono scagliati proprio contro i più giovani, accusati d’essere inetti, egoisti, viziati; causa e al tempo stesso sintomo di una società senza ideali, senza esempi e modelli virtuosi.
Ecco, dopo tante parole, oggi siamo di fronte a due immagini concrete e quanto mai stridenti: quella di centinaia di migliaia di giovani che affrontano lunghi viaggi, sacrifici e piazze assolate per ritrovarsi e immaginare il futuro e quella di tanti grandi vecchi da troppo tempo tesi solo a difendere il presente. E viene da chiedersi: chi è che sta dando l’esempio?
IRENE TENAGLI – La Stampa
18 Agosto 2011
Meditate
gente
meditate.
Se vi va commentate qui sotto!!!
gba
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