mercoledì 17 agosto 2011


 SACRO E PROFANO UNITI
NELLA LOTTA

Il vero miracolo


 



La manovra del governo sposta alla domenica più vicina le solennità religiose non previste dal Concordato quando cadono in un giorno feriale. Ma l’arcidiocesi di Napoli si ribella ai dettami dello Stato italiano, di cui pure risulta far parte, dichiarando in una nota di non avere alcuna intenzione di anticipare di ventiquattr’ore il prossimo miracolo di San Gennaro, previsto in calendario per lunedì 19 settembre. La motivazione offerta è inoppugnabile: «Se si tratta di un evento non determinato da mano e da volontà dell’uomo, è evidente che non può essere spostato ad altra data».
 
A impuntarsi, secondo l’arcidiocesi, sarebbe dunque lo stesso Santo, in questo assai meno malleabile del suo collega milanese Ambrogio, che ha ceduto alle esigenze del debito pubblico senza neppure mandare un sms di protesta alla Cgil. Invece San Gennaro non vuol proprio saperne di liquefare il suo sangue in una mattinata festiva. Neppure l’ipotesi alternativa - compiere il miracolo di lunedì durante la pausa pranzo o alle nove di sera, in pieno «prime time», senza interferire con l’orario lavorativo dei fedeli - pare aver incontrato il gradimento dell’interessato.

Naturalmente nessuno mette in dubbio che l’arcidiocesi di Napoli abbia un collegamento preferenziale con San Gennaro e ne interpreti fedelmente il pensiero. Ma allora ci piacerebbe approfittare della linea diretta per conoscere l’opinione del Santo anche sui 4 miliardi annui di esenzioni fiscali di cui la Chiesa italiana continua a godere persino su residenze e attività estranee al culto. Che sia questo il vero miracolo?

 



MASSIMO GRAMELLINI – La Stampa
17 Agosto 2011
 
Primo Maggio,
addio in sordina
Protestano soltanto i sindacati
 



Quello che più colpisce è il silenzio. Da oltre un secolo il Primo Maggio in molti Paesi del mondo è la Festa dei Lavoratori. Qualcuno che ci provi a metterla in discussione si trova sempre. Negli ultimi anni ogni tanto si dice che l’epoca delle lotte operaie è superato, o che non ha senso parlare di lavoro in termini ormai antiquati, che ora tutto è diverso.

Sarà. Il Primo Maggio continua ad essere il Primo Maggio in tutto il mondo. E i dibattiti restano dibattiti. Fino alla manovra di Ferragosto e alla decisione di accorpare tutte le feste civili ad un non meglio precisato giorno da scegliere di anno in anno, tra domenica, lunedì o venerdì, in base al calendario. E, così, se dovesse passare il provvedimento qual è il salto sarebbe infine compiuto, l’Italia non avrebbe più il Primo Maggio. Sarebbe uno dei pochi Paesi al mondo a restare senza, e non per effetto di una decisione presa per grandi principi teorici ma per crude ragioni di produttività.

 
Accade anche questo in Italia, e soprattutto accade che la cancellazione di una ricorrenza così carica di simboli sia accompagnata da un fragoroso silenzio. Si sono levate voci contrarie ma per esprimere in generale l’opposizione alle tre date civili coinvolte, festa dei Lavoratori, della Liberazione e della Repubblica. Del Primo Maggio sembra non interessare a nessuno se non ad alcuni sindacalisti e esponenti della sinistra estrema e un po’ datata.
 
Maurizio Landini, segretario generale della Fiom Cgil: «E’ una follia, sono feste che danno identità e storia al nostro Paese». Più che la produttività, l’abolizione delle feste - avverte Landini - «rischia di aumentare, a costo zero, l’orario di lavoro dei dipendenti». Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione: Quella annunciata da Berlusconi è una vera manovra di classe: sparisce il 25 aprile e, in piena linea con il fascismo, si abolisce il primo maggio. Assieme alle festività spariscono ovviamente anche i diritti». La Uil annuncia di voler chiedere al governo «di valutare soluzione alternative». L’Anpi, l’associazione partigiani, protesta.

Fin qui più o meno quello che è stato dichiarato in questi giorni. Se si prova a chiamare al telefono qualcuno si ottiene un po’ più di soddisfazione. Giorgio Cremaschi, presidente del Comitato Centrale della Fiom: «Berlusconi fa parte del grande disegno che sta distruggendo la democrazia in Europa e il primo maggio fa parte di questo disegno. E’ una mostruosità, è stato cancellato durante il fascismo e ora che al fascismo siamo tornati. Vorrà dire che il Primo Maggio diventerà come nel’Ottocento un giorno di sciopero generale».

In Cisl ammettono il silenzio: «Non ne abbiamo parlato nella confusione di questi giorni ma se fosse possibile preferiremmo che si evitasse e speriamo che si trovi una soluzione diversa».

 
Chissà perché quest’indifferenza. Probabilmente molti identificano la Festa dei Lavoratori con il Concertone di piazza san Giovanni. E, alla fine, l’unico intervento davvero in difesa del Primo Maggio in quanto tale, lo si deve a Vittorio Emiliani, giornalista, scrittore, saggista. Sulle colonne dell’Unità il 12 maggio, subito dopo l’annuncio, ha scritto un breve articolo ricordando come si sia arrivati alla Festa, dopo molte proteste e scioperi. Divenne festa nel 1891 e Pellizza da Volpedo la immortalò nella tela del Quarto Stato in marcia. Fu abolita nel 1925 da Benito Mussolini ma veniva festeggiata lo stesso con un drappo rosso esposto persino a Predappio, patria del duce. «Tornò dopo il 25 aprile ’45 - conclude Emiliani - Perché dovremmo farla traslocare in una qualsiasi domenica?».
 



FLAVIA AMABILE – La Stampa
17 Agosto 2011
 
 
Meditate
gente
meditate.
 
 
Se vi va commentate qui sotto!!!
 
gba
 

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