mercoledì 11 settembre 2013

Padre Francesco  espressione vera del 
pensiero Cristiano…

La pecora smarrita
di EUGENIO SCALFARI

Papa Francesco ha deciso di rispondere alle domande che gli avevo indirizzato in due articoli, rispettivamente pubblicati sul nostro giornale il 7 luglio e il 7 agosto scorsi. Francamente non mi aspettavo che lo facesse così diffusamente e con spirito così affettuosamente fraterno. Forse perché la pecora smarrita merita maggiore attenzione e cura? Lo dico perché negli articoli sopra citati ho precisato al Papa che io sono un "non credente e non cerco Dio" anche se "sono da molti anni interessato e affascinato dalla predicazione di Gesù di Nazareth, figlio di Maria e Giuseppe, ebreo della stirpe di David".

E più oltre scrivo che "Dio, secondo me, è un'invenzione consolatoria della mente degli uomini". Mi permetto di ricordare questa mia posizione di interlocutore anche perché essa rende ai nostri occhi ancor più "scandalosamente affascinante" la lettera che Papa Francesco mi ha inviato, una prova ulteriore della sua capacità e desiderio di superare gli steccati dialogando con tutti alla ricerca della pace, dell'amore e della testimonianza.

Ciò detto, riassumo le domande e le riflessioni che ho fatto e alle quali il Papa risponde, affinché i lettori abbiano ben chiaro il quadro entro il quale si svolge questo dialogo.

1 - La modernità illuminista ha messo in discussione il tema dell'"assoluto", a cominciare dalla verità. Esiste una sola verità o tante quante ciascuno individuo ne configura?

2 - I Vangeli e la dottrina della Chiesa affermano che l'Unigenito di Dio si è fatto carne non certo indossando un abito e imitando le movenze degli uomini e restando Dio, bensì assumendone anche i dolori, le gioie e i desideri. Ciò significa che Gesù ha avuto tutte le tentazioni della carne e le ha vinte non in quanto Dio ma in quanto uomo che si era posto il fine di portare l'amore per gli altri allo stesso livello d'intensità dell'amore per sé. Di qui l'incitamento: ama il prossimo tuo come te stesso. Fino a che punto la predicazione di Gesù e della Chiesa fondata dai suoi discepoli ha realizzato questo obiettivo?

3 - Le altre religioni monoteiste, l'ebraica e l'Islam, prevedono un solo Dio, il mistero della Trinità gli è del tutto estraneo. Il cristianesimo è dunque un monoteismo alquanto particolare. Come si spiega per una religione che ha come radice il Dio biblico, che non ha alcun Figlio Unigenito e non può essere né nominato né tanto meno raffigurato, come del resto Allah?

4 - Il Dio incarnato ha sempre affermato che il suo regno non era e non sarebbe mai stato di questo mondo. Di qui il "Date a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio". Questo "limite" ha avuto come logica conseguenza che il cristianesimo non avrebbe mai dovuto avere la tentazione della teocrazia, che invece domina nelle terre islamiche. Tuttavia anche il cristianesimo soprattutto nella sua versione cattolica, ha sentito fortemente la tentazione del potere terreno, la temporalità ha spesso superato la pastoralità della Chiesa. Papa Francesco rappresenta finalmente la prevalenza della Chiesa povera e pastorale su quella istituzionale e temporalistica?


5 - Dio promise ad Abramo e al popolo eletto di Israele prosperità e felicità, ma questa promessa non fu mai realizzata e culminò, dopo molti secoli di persecuzioni e discriminazioni, nell'orrore della Shoah. Il Dio di Abramo, che è anche quello dei cristiani, non ha dunque mantenuto la sua promessa?

6 - Se una persona non ha fede né la cerca ma commette quello che per la Chiesa è un peccato, sarà perdonato dal Dio cristiano?

7 - Il credente crede nella verità rivelata, il non credente crede che non esista alcun "assoluto" ma una serie di verità relative e soggettive. Questo modo di pensare per la Chiesa è un errore o un peccato?

8 - Il Papa ha detto durante il suo viaggio in Brasile che anche la nostra specie finirà come tutte le cose che hanno un inizio e una fine. Ma quando la nostra specie sarà scomparsa anche il pensiero sarà scomparso e nessuno penserà più Dio. Quindi, a quel punto, Dio sarà morto insieme a tutti gli uomini?

I lettori troveranno in queste pagine le risposte del Papa contenute nella sua lettera, della quale ancora con grande affetto e rispetto lo ringrazio. Nel nostro giornale di domani formulerò alcune riflessioni per approfondire i temi e portare avanti un dialogo che penso anch'io, come il Papa, sia utile ed anzi prezioso per i lettori, credenti in Gesù Cristo o in altre religioni o in nessuna, ma animati dal desiderio di conoscenza e dalla buona volontà di collaborare al bene comune.

Bergoglio
gli ha risposto

«Pregiatissimo Dottor Scalfari...». Inizia così l'inedita ed eccezionale lettera che il Pontefice ha spedito al fondatore del quotidiano «Repubblica».

Quest'ultimo in due diverse occasioni, nelle scorse settimane si era rivolto direttamente a Francesco ponendogli domande sulla fede, su Gesù, sul perdono dei peccati di chi non crede, sulle differenze tra il cristianesimo e le altre religioni, a partire dall'enciclica «Lumen Fidei». Bergoglio ha deciso di rispondergli, con una lunga lettera personale, che il quotidiano pubblica oggi in prima pagina. 

Il Papa ricorda come il dialogo «sincero e rigoroso» con chi non crede è uno degli scopi dell'enciclica scritta da Ratzinger e poi fatta propria e integrata dal suo successore. Un dialogo «doveroso e prezioso», che, spiega il Papa, «non è un accessorio secondario dell'esistenza del credente: è invece un'espressione intima e indispensabile».

Proprio nell'enciclica infatti si legge che «poiché la verità testimoniata dalla fede è quella dell'amore risulta chiaro che la fede non intransigente, ma cresce nella convivenza che rispetta l'altro. Il credente non arrogante; al contrario, la verità  lo fa umile, sapendo che, più  che possederla noi, essa che ci abbraccia e ci possiede. Lungi dall'irrigidirci, la sicurezza della fede ci mette in cammino, e rende possibile la testimonianza e il dialogo con tutti».

Francesco spiega a Scalfari che «senza la Chiesa  "mi creda” non avrei potuto incontrare Gesù, pur nella consapevolezza che quell'immenso dono che è la fede ha custodito nei fragili vasi d'argilla della nostra umanità». Ed è proprio a partire «da questa personale esperienza di fede vissuta nella Chiesa, che mi trovo a mio agio nell'ascoltare le sue domande e nel cercare, insieme con lei, le strade lungo le quali possiamo, forse, cominciare a fare un tratto di cammino insieme».

Il Papa ribadisce l'importanza della storicità dei Vangeli e della divinità di Gesù che si manifesta sul Calvario. Proprio sulla croce, spiega il Papa  «Gesù si mostra, paradossalmente, come il Figlio di Dio! Figlio di un Dio che è "amore" e che vuole, con tutto se stesso, che l'uomo, ogni uomo, si scopra e viva anch'egli come suo vero figlio. Questo, per la fede cristiana, è certificato dal fatto che Gesù  E' risorto: non per riportare il trionfo su chi l'ha rifiutato, ma per attestare che l'amore di Dio è più forte della morte, il perdono di Dio è più forte di ogni peccato, e che vale la pena spendere la propria vita, sino in fondo, per testimoniare questo immenso dono».

«La fede cristiana crede questo: che Gesù è "il Figlio di Dio venuto a dare la sua vita per aprire a tutti» e l'incarnazione «è il cardine della salvezza. Perchè l'incarnazione, cioè il fatto che il Figlio di Dio sia venuto nella nostra carne e abbia condiviso gioie e dolori, vittorie e sconfitte della nostra esistenza, sino al grido della croce, vivendo ogni cosa nell'amore e nella fedeltà all' Abbà , testimonia l'incredibile amore che Dio ha per ogni uomo, il valore inestimabile che gli riconosce. Ognuno di noi, per questo,  è chiamato a far suo lo sguardo e la scelta di amore di Gesù, a entrare nel suo modo di essere, di pensare e di agire». 

Un passaggio della lettera è dedicato agli ebrei: «Quel che le posso dire, con l'apostolo Paolo, è che mai è venuta meno la fedeltà  di Dio all'alleanza stretta con Israele e che, attraverso le terribili prove di questi secoli, gli ebrei hanno conservato la loro fede in Dio. E di questo, a loro, non saremo mai sufficientemente grati, come Chiesa, ma anche come umanità». 

A proposito della domanda di Scalfari se il Dio dei cristiani perdoni chi non crede e non cerca la fede, il Papa dice: «Premesso che è ed  la cosa fondamentale è la misericordia di Dio non ha limiti se ci si rivolge a lui con cuore sincero e contrito, la questione per chi non crede in Dio sta nell'obbedire alla propria coscienza. Il peccato, anche per chi non ha la fede, c'è  quando si va contro la coscienza. Ascoltare e obbedire ad essa significa, infatti, decidersi di fronte a ciò che viene percepito come bene o come male. E su questa decisione si gioca la bontà o la malvagità  del nostro agire».


E a proposito del pensiero secondo il quale «non esiste alcun assoluto e quindi neppure una verità  assoluta, ma solo una serie di verità  relative e soggettive», Francesco risponde: «Per cominciare, io non parlerei, nemmeno per chi crede, di verità "assoluta", nel senso che assoluto è ciò che è slegato, ciò che è previo di ogni relazione. Ora, la verità  secondo la fede cristiana, è l'amore di Dio per noi in Gesù Cristo. Dunque, la verità è una relazione! Tant'è vero che anche ciascuno di noi la coglie, la verità, e la esprime a partire da sè: dalla sua storia e cultura, dalla situazione in cui vive, ecc. Ciò non significa che la verità  sia variabile e soggettiva, tutt'altro. Ma significa che essa si dà  a noi sempre e solo come un cammino e una vita».

«In altri termini - continua il Papa - la verità  essendo in definitiva tutto uno con l'amore, richiede l'umiltà  e l'apertura per essere cercata, accolta ed espressa. Dunque, bisogna intendersi bene sui termini e, forse, per uscire dalle strettoie di una contrapposizione... assoluta, reimpostare in profondità la questione».

Infine Francesco, dopo aver definito le sue parole una «risposta tentativa e provvisoria, ma sincera e fiduciosa», nella quale ha scorto l'invito a «fare un tratto di strada insieme», conclude assicurando Scalfari: «La Chiesa, mi creda, nonostante tutte le lentezze, le infedelà, gli errori e i peccati che può aver commesso e può ancora commettere in coloro che la compongono, non ha altro senso e fine se non quello di vivere e testimoniare Gesù».

Andrea Tornielli
Città del Vaticano
La Stampa 11 Settembre 2013


La lettera integrale sull'edizione di
"Repubblica" del 11 Settembre 2013


…che andrebbe letto,
con attenzione,
da tutti coloro che si professano Cristiani e praticano un vivere 
fatto di presunzione, 
slealtà, mancanza di rispetto, manipolazione
della realtà
in funzione
dei propri esclusivi 
interessi.

So a chi state pensando 
ma sappiate che 
ce ne sono, 
intorno a noi,
molti di più… e spesso
non ce ne accorgiamo
 arrivando persino, 
ahimè,
a conviverci!!!

se volete,dite la Vostra qui sotto!!!
gba


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