Le perle
nel paese
dei pirla…
Ocse, in Italia
i dirigenti della Pubblica amministrazione pagati
il triplo della media
Seicento
cinquanta mila dollari. È lo stipendio medio dei senior manager della pubblica
amministrazione italiana, che si confermano i più pagati dell’intera area Ocse.
Lo rileva uno studio della stessa Organizzazione per la cooperazione e lo
sviluppo economico, con dati aggiornati al 2011.
I dirigenti
nostrani guadagnano oltre 250 mila in più dei secondi classificati - i
neozelandesi, che hanno una media di 397 mila dollari - e quasi il triplo della
media Ocse (232 mila dollari).
In Francia,
un dirigente dello stesso livello guadagna in media 260 mila dollari all’anno,
in Germania 231 mila e in Gran Bretagna 348 mila. Negli Stati Uniti, la
retribuzione media è di 275 mila dollari.
La Stampa - Economia
14/11/2013
I ricercatori e il piano flop
“Tornati in Italia e maltrattati”
“Tornati in Italia e maltrattati”
Quando Anthony Marasco ha sentito quella
frase si è arrabbiato ancora di più. Già è furibondo per come l’Italia lo ha
trattato, le parole della ministra dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza gli
sono sembrate uno schiaffo dritto in faccia, e ha deciso di rispondere. «A
differenza del passato - aveva spiegato la ministra parlando del suo nuovo
programma per il rientro dei cervelli fuggiti all’estero - stavolta garantiremo
il consolidamento dei ricercatori in arrivo dall’estero all’interno del sistema
universitario. Non si può fare l’attrazione con i contratti a termine. Occorre
rendere chi rientra professore, con una posizione decorosa e degna dello sforzo
che ha fatto per tornare in Italia». Dopo averla letta, Anthony Marasco ha
scritto una lunga lettera che è stata firmata da oltre 30 altri che, come lui,
si erano fidati negli anni scorsi delle promesse dei governi italiani.
Alcuni
di loro pagando la scelta a caro prezzo. «Chi scrive - spiega Marasco - è parte
di quel “passato” a cui si riferisce il ministro. Noi siamo fra coloro che, a
vario titolo e in vario modo, si sono trovati senza garanzie e senza certezze a
dover fare i conti con una realtà che cambiava di giorno in giorno. Alcuni di
noi sono stati stabilizzati; altri per essere stabilizzati hanno dovuto
accettare un abbassamento di rango e di stipendio; altri ancora sono dovuti
ritornare all’estero o hanno dovuto cambiare mestiere.
Per tutti, comunque, si
è trattato di un inutile calvario, con atti formali presi all’ultimo minuto,
leggi che cambiano improvvisamente, procedure farraginose e incerte. Fa piacere
leggere che tutto questo ora non accadrà più. E non voglio avere alcun dubbio
che davvero non accadrà più, ma mi sembra incredibile che un ministro ammetta
che finora delle persone siano state trattate in modo non dignitoso e che le
ignori come se fossero cadaveri. Noi non siamo cadaveri, siamo persone con
delle vite che abbiamo messo in gioco perché ci siamo fidati. Non si può
voltare pagina facendo finta che non esistiamo».
Esistono, invece, e porteranno per sempre
su di loro i segni di questo tradimento. Come Carlo Caruso, italianista che
l’Italia non vuole e che è tornato a lavorare in Gran Bretagna da cui era
rientrato, uno che all’università di Durham oggi lavora con una borsa di studio
da 130mila sterline. «Con altre università il mio curriculum è fonte di
attenzione e di stima. In Italia mi sono sentito un ostacolo. Persino chi è a
costo zero come noi che eravamo finanziati dal Miur, venivamo ostacolati solo
perché esterni rispetto al corpo docente».
Lo stesso vale per Anthony Marasco, Phd a
Berkeley, specializzazione in Storia intellettuale, nel 2004 arriva
all’università Ca’ Foscari di Venezia ad insegnare Letteratura Americana.
«L’entrata è stata da rockstar: applausi, complimenti, tutti felici, tutti
attorno. Quattro anni dopo l’uscita è stata da incubo. Persino la docente che
mi aveva chiamato per partecipare al programma non mi salutava più per strada.
Da risorsa ero diventato un problema». Dopo aver combattuto e vinto la
battaglia per far stabilizzare anche i ricercatori come lui, alla Ca’ Foscari,
che fino ad allora aveva rifiutato la sua stabilizzazione perché la legge non
lo permetteva, ha scoperto che il suo corso non interessava più, che la
letteratura americana poteva anche non essere insegnata.
«In realtà poi hanno
proposto il corso ad una persona con competenze completamente diverse. Non
sarei dovuto tornare in Italia, ma di fronte alla promessa di un posto stabile
perché non sarei dovuto rientrare?». E ora che ha moglie e figli, trovare di
nuovo un percorso all’estero non è semplice, spiega. E quindi è qui, lavorando
come può. «Non siamo dei martiri - scrive nella lettera alla ministra Carrozza
-, ma persone in carne e ossa che avevano contato su un Programma ministeriale
per poter continuare la propria ricerca in Italia. È troppo tardi? E perché
mai? Tutti sanno - continua - a che cosa siamo andati incontro, e pochi sono
disposti oggi ad accettare quella che è una vera e propria roulette russa. Sia
coraggiosa signora Ministro, e metta fine a una stagione poco felice per
aprirne una completamente nuova».
La Stampa - Flavia Amabile
- Roma
14/11/2013
Sesso, ricatti e videotape
“Qui finiamo tutti dentro”
Ci sono l’integerrimo dipendente di un
asilo nido e un avvocato. Il brillante funzionario di un’importante istituzione
internazionale con sede nella capitale. Ma anche due manager di due differenti
società di consulenza finanziaria milanesi. E non mancano neppure un grossista
di saponi e detersivi e un geometra della provincia romana. Aggiungete un
facoltoso costruttore e un rappresentante di elettronica di Verona e il
registro degli insospettabili clienti delle due baby squillo dei Parioli è
pronto per farci sprofondare nell’abisso della perversione.
Se indurre alla prostituzione una minorenne
porta dritto in carcere, com’è avvenuto in questo caso per 5 persone (compresa
la mamma della quattordicenne) anche pagarle in cambio di una prestazione
sessuale è reato. Quando poi l’età è inferiore ai 16 anni è ancora peggio: si
rischia una pena tra i 2 e i 5 anni. Non sono giorni tranquilli, quindi, per la
trentina di clienti delle due ragazzine: all’epoca dei fatti avevano 14 e 15
anni. Da pochi giorni ne hanno ciascuna uno in più. Belle e disinibite - ma a
tratti anche impacciate e impaurite - hanno attirato dirigenti, imprenditori,
commercianti da tutta Italia. Questo esercito di uomini fedifraghi (quasi tutti
hanno una relazione sentimentale stabile e alcuni pure figli) faceva e chiedeva
di tutto. Tipo implorare le giovanissime prostitute di potere «andare prima con
una poi con l’altra». O chiedere: «Mi farai tutto come ha fatto lei?» e via
discorrendo con pressioni per prestazioni irripetibili. I carabinieri del
Nucleo investigativo, agli ordini del colonnello Sabatino e coordinati dal
procuratore aggiunto Maria Monteleone e dal pm Cristiana Macchiusi stanno
proseguendo nell’attività di identificazione dei tanti che si aggiungono di
giorno in giorno nel registro degli indagati.
Un lavoro non semplice anche perché spesso
dietro il nome delle intestazioni dei contratti telefonici ci sono società
fittizie. Ma i risultati stanno venendo a galla. Tra gli indagati a piede
libero c’è un trentacinquenne che ha fatto pazzie per la più grande, Vanessa.
Lei sta per lasciare l’appartamento di viale Parioli 190, ma lui la tallona:
«Io sto col Tmax, ce posso mette pure ’nattimo». E le chiede: «Ma almeno sei
carina? Sicuro?». E lei: «Alta, mora, tettona». Lui vorrebbe un rapporto non
protetto, ma lei rifiuta. Allora lui recupera: «Dai sto scherzando... vabbè sei
carina?» e si fionda con lo scooterone all’appuntamento. Un altro, che arriva
con una Panda bianca, fa il galante dopo l’incontro e offre un passaggio a
Vanessa.
Che resta sempre e comunque una ragazzina.
Con desideri tipici della sua età. Durante l’interrogatorio del 28 ottobre
scorso, racconta del «protettore» Marco Ieni, Mimmi, che ha trovato
l’appartamento e a cui consegnava percentuali di «40, 50 e 100 euro, secondo le
prestazioni». Poi a un certo punto precisa: «Non sono mai stata con lui, perché
brutto».
Brutto, ma pronto a difendere la sua
«preda» e i suoi facili guadagni - «600 euro al giorno» - dalle grinfie di
Mario Michael De Quattro ai domiciliari perché cliente e ricattatore delle baby
squillo. Quest’ultimo vuole 1.500 euro in cambio di video che ha girato alla
quindicenne, Vanessa. Mimmi al telefono lo minaccia, alludendo a una famiglia
in odor di camorra: «Far arrabbiare un Casamonica non è piacevole...». E
ancora: «Abbiamo la registrazione della sua prestazione e dell’estorsione di
denaro, chiudiamola qui...». Ma De Quattro non molla: «Non hai capito un c...,
vuoi la guerra e guerra sia». Nella conversazione si intromette Vanessa che
dice al ricattatore: «Non hai capito un c..., finiamo tutti in tribunale con
te, tranquillo quindi è meglio che la smetti».
Sappiamo com’è andata a finire. Ieri
intanto il Tribunale del Riesame ha rigettato le richieste di scarcerazione. E
la zia della quattordicenne, sorella della madre arrestata afferma: «Giorni fa
mi ha detto “zia, io te lo volevo dire, ma mi vergognavo troppo”. Quanto a mia
sorella lei non sapeva tutto, ha avuto una vita difficile, ha subito violenze».
Grazia Longo
La
Stampa 14 Novembre 2013
…ed oggi non è
uno
dei
giorni peggiori!!!
se volete,dite la Vostra qui sotto!!!
gba
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