giovedì 14 novembre 2013

Le perle
nel paese
dei  pirla…

Ocse, in Italia
 i dirigenti della Pubblica amministrazione pagati
il triplo della media


Seicento cinquanta mila dollari. È lo stipendio medio dei senior manager della pubblica amministrazione italiana, che si confermano i più pagati dell’intera area Ocse. Lo rileva uno studio della stessa Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, con dati aggiornati al 2011.
  
I dirigenti nostrani guadagnano oltre 250 mila in più dei secondi classificati - i neozelandesi, che hanno una media di 397 mila dollari - e quasi il triplo della media Ocse (232 mila dollari). 

In Francia, un dirigente dello stesso livello guadagna in media 260 mila dollari all’anno, in Germania 231 mila e in Gran Bretagna 348 mila. Negli Stati Uniti, la retribuzione media è di 275 mila dollari.
La Stampa - Economia
14/11/2013

I ricercatori e il piano flop
“Tornati in Italia e maltrattati”



Quando Anthony Marasco ha sentito quella frase si è arrabbiato ancora di più. Già è furibondo per come l’Italia lo ha trattato, le parole della ministra dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza gli sono sembrate uno schiaffo dritto in faccia, e ha deciso di rispondere. «A differenza del passato - aveva spiegato la ministra parlando del suo nuovo programma per il rientro dei cervelli fuggiti all’estero - stavolta garantiremo il consolidamento dei ricercatori in arrivo dall’estero all’interno del sistema universitario. Non si può fare l’attrazione con i contratti a termine. Occorre rendere chi rientra professore, con una posizione decorosa e degna dello sforzo che ha fatto per tornare in Italia». Dopo averla letta, Anthony Marasco ha scritto una lunga lettera che è stata firmata da oltre 30 altri che, come lui, si erano fidati negli anni scorsi delle promesse dei governi italiani. 

Alcuni di loro pagando la scelta a caro prezzo. «Chi scrive - spiega Marasco - è parte di quel “passato” a cui si riferisce il ministro. Noi siamo fra coloro che, a vario titolo e in vario modo, si sono trovati senza garanzie e senza certezze a dover fare i conti con una realtà che cambiava di giorno in giorno. Alcuni di noi sono stati stabilizzati; altri per essere stabilizzati hanno dovuto accettare un abbassamento di rango e di stipendio; altri ancora sono dovuti ritornare all’estero o hanno dovuto cambiare mestiere. 

Per tutti, comunque, si è trattato di un inutile calvario, con atti formali presi all’ultimo minuto, leggi che cambiano improvvisamente, procedure farraginose e incerte. Fa piacere leggere che tutto questo ora non accadrà più. E non voglio avere alcun dubbio che davvero non accadrà più, ma mi sembra incredibile che un ministro ammetta che finora delle persone siano state trattate in modo non dignitoso e che le ignori come se fossero cadaveri. Noi non siamo cadaveri, siamo persone con delle vite che abbiamo messo in gioco perché ci siamo fidati. Non si può voltare pagina facendo finta che non esistiamo». 

Esistono, invece, e porteranno per sempre su di loro i segni di questo tradimento. Come Carlo Caruso, italianista che l’Italia non vuole e che è tornato a lavorare in Gran Bretagna da cui era rientrato, uno che all’università di Durham oggi lavora con una borsa di studio da 130mila sterline. «Con altre università il mio curriculum è fonte di attenzione e di stima. In Italia mi sono sentito un ostacolo. Persino chi è a costo zero come noi che eravamo finanziati dal Miur, venivamo ostacolati solo perché esterni rispetto al corpo docente».  

Lo stesso vale per Anthony Marasco, Phd a Berkeley, specializzazione in Storia intellettuale, nel 2004 arriva all’università Ca’ Foscari di Venezia ad insegnare Letteratura Americana. «L’entrata è stata da rockstar: applausi, complimenti, tutti felici, tutti attorno. Quattro anni dopo l’uscita è stata da incubo. Persino la docente che mi aveva chiamato per partecipare al programma non mi salutava più per strada. Da risorsa ero diventato un problema». Dopo aver combattuto e vinto la battaglia per far stabilizzare anche i ricercatori come lui, alla Ca’ Foscari, che fino ad allora aveva rifiutato la sua stabilizzazione perché la legge non lo permetteva, ha scoperto che il suo corso non interessava più, che la letteratura americana poteva anche non essere insegnata. 

«In realtà poi hanno proposto il corso ad una persona con competenze completamente diverse. Non sarei dovuto tornare in Italia, ma di fronte alla promessa di un posto stabile perché non sarei dovuto rientrare?». E ora che ha moglie e figli, trovare di nuovo un percorso all’estero non è semplice, spiega. E quindi è qui, lavorando come può. «Non siamo dei martiri - scrive nella lettera alla ministra Carrozza -, ma persone in carne e ossa che avevano contato su un Programma ministeriale per poter continuare la propria ricerca in Italia. È troppo tardi? E perché mai? Tutti sanno - continua - a che cosa siamo andati incontro, e pochi sono disposti oggi ad accettare quella che è una vera e propria roulette russa. Sia coraggiosa signora Ministro, e metta fine a una stagione poco felice per aprirne una completamente nuova».  
La Stampa - Flavia Amabile - Roma
14/11/2013

Sesso, ricatti e videotape
“Qui finiamo tutti dentro”


Ci sono l’integerrimo dipendente di un asilo nido e un avvocato. Il brillante funzionario di un’importante istituzione internazionale con sede nella capitale. Ma anche due manager di due differenti società di consulenza finanziaria milanesi. E non mancano neppure un grossista di saponi e detersivi e un geometra della provincia romana. Aggiungete un facoltoso costruttore e un rappresentante di elettronica di Verona e il registro degli insospettabili clienti delle due baby squillo dei Parioli è pronto per farci sprofondare nell’abisso della perversione. 

Se indurre alla prostituzione una minorenne porta dritto in carcere, com’è avvenuto in questo caso per 5 persone (compresa la mamma della quattordicenne) anche pagarle in cambio di una prestazione sessuale è reato. Quando poi l’età è inferiore ai 16 anni è ancora peggio: si rischia una pena tra i 2 e i 5 anni. Non sono giorni tranquilli, quindi, per la trentina di clienti delle due ragazzine: all’epoca dei fatti avevano 14 e 15 anni. Da pochi giorni ne hanno ciascuna uno in più. Belle e disinibite - ma a tratti anche impacciate e impaurite - hanno attirato dirigenti, imprenditori, commercianti da tutta Italia. Questo esercito di uomini fedifraghi (quasi tutti hanno una relazione sentimentale stabile e alcuni pure figli) faceva e chiedeva di tutto. Tipo implorare le giovanissime prostitute di potere «andare prima con una poi con l’altra». O chiedere: «Mi farai tutto come ha fatto lei?» e via discorrendo con pressioni per prestazioni irripetibili. I carabinieri del Nucleo investigativo, agli ordini del colonnello Sabatino e coordinati dal procuratore aggiunto Maria Monteleone e dal pm Cristiana Macchiusi stanno proseguendo nell’attività di identificazione dei tanti che si aggiungono di giorno in giorno nel registro degli indagati.  

Un lavoro non semplice anche perché spesso dietro il nome delle intestazioni dei contratti telefonici ci sono società fittizie. Ma i risultati stanno venendo a galla. Tra gli indagati a piede libero c’è un trentacinquenne che ha fatto pazzie per la più grande, Vanessa. Lei sta per lasciare l’appartamento di viale Parioli 190, ma lui la tallona: «Io sto col Tmax, ce posso mette pure ’nattimo». E le chiede: «Ma almeno sei carina? Sicuro?». E lei: «Alta, mora, tettona». Lui vorrebbe un rapporto non protetto, ma lei rifiuta. Allora lui recupera: «Dai sto scherzando... vabbè sei carina?» e si fionda con lo scooterone all’appuntamento. Un altro, che arriva con una Panda bianca, fa il galante dopo l’incontro e offre un passaggio a Vanessa. 

Che resta sempre e comunque una ragazzina. Con desideri tipici della sua età. Durante l’interrogatorio del 28 ottobre scorso, racconta del «protettore» Marco Ieni, Mimmi, che ha trovato l’appartamento e a cui consegnava percentuali di «40, 50 e 100 euro, secondo le prestazioni». Poi a un certo punto precisa: «Non sono mai stata con lui, perché brutto». 

Brutto, ma pronto a difendere la sua «preda» e i suoi facili guadagni - «600 euro al giorno» - dalle grinfie di Mario Michael De Quattro ai domiciliari perché cliente e ricattatore delle baby squillo. Quest’ultimo vuole 1.500 euro in cambio di video che ha girato alla quindicenne, Vanessa. Mimmi al telefono lo minaccia, alludendo a una famiglia in odor di camorra: «Far arrabbiare un Casamonica non è piacevole...». E ancora: «Abbiamo la registrazione della sua prestazione e dell’estorsione di denaro, chiudiamola qui...». Ma De Quattro non molla: «Non hai capito un c..., vuoi la guerra e guerra sia». Nella conversazione si intromette Vanessa che dice al ricattatore: «Non hai capito un c..., finiamo tutti in tribunale con te, tranquillo quindi è meglio che la smetti».

Sappiamo com’è andata a finire. Ieri intanto il Tribunale del Riesame ha rigettato le richieste di scarcerazione. E la zia della quattordicenne, sorella della madre arrestata afferma: «Giorni fa mi ha detto “zia, io te lo volevo dire, ma mi vergognavo troppo”. Quanto a mia sorella lei non sapeva tutto, ha avuto una vita difficile, ha subito violenze».

Grazia Longo
La Stampa 14 Novembre 2013

…ed oggi non è 
uno dei 
giorni peggiori!!!

se volete,dite la Vostra qui sotto!!!
gba


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