martedì 24 febbraio 2015

Divide
et
impera

Divide et impera (dal latino dīvide et īmpera, letteralmente «dividi e comanda») è una locuzione latina tornata oggi in uso, secondo cui il migliore espediente di una tirannide o di un'autorità qualsiasi per controllare e governare un popolo è dividerlo, provocando rivalità e fomentando discordie.

Pur essendo a noi tutti noto il significato di questo antico detto latino ho l’impressione che pochi di noi si rendano conto di come questa frase sia diventata, nel mondo ma sopra tutto in Italia, una condizione di vita considerata imprescindibile e quindi accettata dai più.

Non mi soffermo sui vari esempi di politica internazionale che certificano l’attualità planetaria della frase, preferisco concentrarmi su casa nostra dove, da molti anni, non solo la politica ha abbracciato questa tesi ma addirittura il vivere quotidiano l’ha eletta a “modus vivendi” scelto per poter sopravvivere.

In politica abbiamo avuto una serie di personaggi, dopo Moro e Berlinguer, che hanno scientificamente operato per dare senso e forza alle varie lobbies, nate e proliferate per garantire loro il potere. Dividere il Paese in corporazioni per tenerne a bada i componenti con artifici politici e sociali atti a farli essere o solo credere dei “privilegiati”.

Tutto questo è avvenuto in maniera più o meno spudorata facendo si che progressivamente, con il ventennio Berlusconiano, si arrivasse al punto di impoverire ed annullare tutte le forme di rappresentanza e partecipazione che per anni avevano arginato il fenomeno della “frammentazione dei governati” ottenuto esasperando la magia dell’individualismo promosso spingendo i governati ad “apparire” e non ad “essere”.

L’onda lunga del boom economico ha di molto aiutato questa strategia riuscendo persino a confondere, nella testa dei più, vizi e virtù, valori e miserie.

Orbene per questa via, che non aveva ancora significativamente minato gli strumenti cardine della democrazia, grazie all’argine citato prima, siamo arrivati a un paio di anni fa quando qualcuno, molto ma molto in alto, ha avviato, preso atto dell’improponibilità politica e sociale, nazionale e non, dell’unto del signore, un processo di rivoluzione strisciante che ci ha portato, in meno di due anni, alla democrazia virtuale.

Nel lasso di tempo sopra citato un certo Matteo Renzi, il  bravo ciarlatano, è diventato segretario del principale partito politico che da democratico è diventato una oligarchia di stampo democristiano che ha generato un governo illiberale composto da un presidente del consiglio loquace e da ministri e porta borse assolutamente insignificanti.

In un anno si sono avviati processi di aggiustamento costituzionale atti a garantire, nel tempo, a questa oligarchia il potere.

Un presidente del consiglio non eletto ma nominato, ministri non eletti ma nominati in un parlamento dove le opposizioni tutte peccano di “lucidità” al punto da generare le “alleanze contro” più svariate, labili ed improduttive a seconda delle circostanze,non potevano che generare una “oligarchia di nominati”.

Il dire molto e fare poco, e quel poco nell’interesse delle lobbies amiche dell’oligarchia, è funzionale all’obiettivo di scardinare tutto quello che non fa parte del blocco che ha generato e nominato il ciarlatano.

A tutto questo la stampa e i media hanno, nella stragrande maggioranza, provveduto ad allinearsi diventando cantori di un coro che spesso risulta davvero insopportabile.

Due soli esempi recenti di notizie tenute a bada dai cantori:

“Doccia fredda per gli utenti della telefonia fissa e mobile. Nel ddl Concorrenza è contenuta una norma che reintroduce le penali nel caso si lasci un operatore prima della scadenza naturale del contratto, che può arrivare fino a 24 mesi. “

“Il protocollo, siglato dopo quasi quattro anni di negoziati bilaterali, prevede lo scambio “a richiesta” di informazioni, va a modificare l’attuale Convenzione sulla doppia imposizione Italia-Svizzera e adeguandola agli standard dell’Ocse.  Va detto, però, che la ratifica dell’intesa richiede il via libera dei rispettivi Parlamenti e non arriverà prima del 2017. Solo allora il fisco italiano potrà iniziare a chiedere informazioni sui movimenti effettuati in Svizzera da cittadini della Penisola. E solo su quelli fatti a partire da oggi. Mentre calerà l‘oblio sul quinquennio 2005-2009, perché l’uscita della Confederazione dalla black list fa venir meno il raddoppio (a dieci anni) dei termini di accertamento delle violazioni tributarie, con il risultato che quelle compiute in quel periodo cadranno in prescrizione”

Questi provvedimenti, pro lobbies, si aggiungono alla corruzione imperante e mai risolta, i privilegi inconcepibili mai eliminati, le categorie meno protette abbandonate, fino ad arrivare al Jobs act. Non credo serva commentare. La cosa da chiedersi è cosa deve ancora accadere per capire che per questa via, molto presto, questo Paese sarà definitivamente invivibile per gli onesti, i competenti, i coerenti, giovani e non solo. La soluzione è che ognuno continui a pensare a se stesso? gba


Per cambiare occorre una

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Lunedì 2 Marzo 2015 ore 20.30

Faremo il punto
e definiremo le prime date
del progetto
“Legami”
Territorio Arti Culture

Gli incontri sono aperti a tutti
e se vorrai portare un libro da scambiare
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Se volete, dite la Vostra
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gba

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