Divide
et
impera
et
impera
Divide et impera (dal latino dīvide
et īmpera, letteralmente «dividi e comanda») è una locuzione
latina tornata oggi in uso, secondo cui il migliore espediente
di una tirannide o di un'autorità qualsiasi per controllare e governare un
popolo è dividerlo, provocando rivalità e fomentando discordie.
Pur
essendo a noi tutti noto il significato di questo antico detto latino ho
l’impressione che pochi di noi si rendano conto di come questa frase sia
diventata, nel mondo ma sopra tutto in Italia, una condizione di vita
considerata imprescindibile e quindi accettata dai più.
Non
mi soffermo sui vari esempi di politica internazionale che certificano
l’attualità planetaria della frase, preferisco concentrarmi su casa nostra
dove, da molti anni, non solo la politica ha abbracciato questa tesi ma
addirittura il vivere quotidiano l’ha eletta a “modus vivendi” scelto per poter
sopravvivere.
In
politica abbiamo avuto una serie di personaggi, dopo Moro e Berlinguer, che
hanno scientificamente operato per dare senso e forza alle varie lobbies, nate
e proliferate per garantire loro il potere. Dividere il Paese in corporazioni
per tenerne a bada i componenti con artifici politici e sociali atti a farli
essere o solo credere dei “privilegiati”.
Tutto
questo è avvenuto in maniera più o meno spudorata facendo si che
progressivamente, con il ventennio Berlusconiano, si arrivasse al punto di
impoverire ed annullare tutte le forme di rappresentanza e partecipazione che
per anni avevano arginato il fenomeno della “frammentazione dei governati”
ottenuto esasperando la magia dell’individualismo promosso spingendo i
governati ad “apparire” e non ad “essere”.
L’onda
lunga del boom economico ha di molto aiutato questa strategia riuscendo persino
a confondere, nella testa dei più, vizi e virtù, valori e miserie.
Orbene per questa via, che non aveva ancora
significativamente minato gli strumenti cardine della democrazia, grazie
all’argine citato prima, siamo arrivati a un paio di anni fa quando qualcuno,
molto ma molto in alto, ha avviato, preso atto dell’improponibilità politica e
sociale, nazionale e non, dell’unto del signore, un processo di rivoluzione
strisciante che ci ha portato, in meno di due anni, alla democrazia virtuale.
Nel
lasso di tempo sopra citato un certo Matteo Renzi, il bravo ciarlatano, è diventato segretario del
principale partito politico che da democratico è diventato una oligarchia di
stampo democristiano che ha generato un governo illiberale composto da un
presidente del consiglio loquace e da ministri e porta borse assolutamente
insignificanti.
In
un anno si sono avviati processi di aggiustamento costituzionale atti a
garantire, nel tempo, a questa oligarchia il potere.
Un
presidente del consiglio non eletto ma nominato, ministri non eletti ma
nominati in un parlamento dove le opposizioni tutte peccano di “lucidità” al
punto da generare le “alleanze contro” più svariate, labili ed improduttive a
seconda delle circostanze,non potevano che generare una “oligarchia di nominati”.
Il
dire molto e fare poco, e quel poco nell’interesse delle lobbies amiche dell’oligarchia,
è funzionale all’obiettivo di scardinare tutto quello che non fa parte del
blocco che ha generato e nominato il ciarlatano.
A
tutto questo la stampa e i media hanno, nella stragrande maggioranza,
provveduto ad allinearsi diventando cantori di un coro che spesso risulta
davvero insopportabile.
Due
soli esempi recenti di notizie tenute a bada dai cantori:
“Doccia fredda per gli utenti della telefonia
fissa e mobile. Nel ddl Concorrenza è contenuta una norma che reintroduce le
penali nel caso si lasci un operatore prima della scadenza naturale del
contratto, che può arrivare fino a 24 mesi. “
“Il protocollo, siglato dopo quasi quattro anni di negoziati
bilaterali, prevede lo scambio “a richiesta” di informazioni, va a modificare l’attuale Convenzione sulla doppia imposizione Italia-Svizzera e adeguandola
agli standard dell’Ocse.
Va detto, però, che la ratifica dell’intesa
richiede il via libera dei rispettivi Parlamenti e non arriverà prima del 2017.
Solo allora il fisco italiano potrà iniziare a chiedere informazioni sui
movimenti effettuati in Svizzera da cittadini della Penisola. E solo su quelli
fatti a partire da oggi. Mentre calerà l‘oblio sul quinquennio 2005-2009, perché l’uscita della
Confederazione dalla black list fa venir meno il raddoppio (a dieci anni) dei termini di accertamento delle
violazioni tributarie, con il risultato che quelle compiute in quel periodo
cadranno in prescrizione”
Questi
provvedimenti, pro lobbies, si aggiungono alla corruzione imperante e mai
risolta, i privilegi inconcepibili mai eliminati, le categorie meno protette
abbandonate, fino ad arrivare al Jobs act. Non credo serva commentare. La cosa
da chiedersi è cosa deve ancora accadere per capire che per questa via, molto
presto, questo Paese sarà definitivamente invivibile per gli onesti, i
competenti, i coerenti, giovani e non solo. La soluzione è che ognuno continui
a pensare a se stesso? gba
Per
cambiare occorre una
Altra Cultura
Cantiere di opinioni
e di azioni
valorizzare il territorio ed i suoi
abitanti attraverso il confronto e la condivisione
per esprimere
al meglio il meglio
Ci troviamo al
TREFF
via San Carlo 1 Giaveno(TO)
Lunedì 2 Marzo 2015 ore 20.30
Faremo il punto
e definiremo le prime date
del progetto
“Legami”
Territorio Arti Culture
Gli incontri sono aperti a
tutti
e se vorrai portare un libro da
scambiare
aiuterai la cultura a viaggiare
Se volete, dite la Vostra
qui sotto!!!
gba
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