Il
potere bieco
del potere
nell'universale
ipocrisia!!!
potere bieco
del potere
nell'universale
ipocrisia!!!
Il mio amico Boris eliminato perché voleva una Russia europea.È stato ucciso dal clima che
si è creato nel paese negli ultimi anni, un clima divenuto insopportabile
con la crisi
ucraina. Un clima di odio feroce verso coloro che hanno un’opinione politica
diversa
VIKTOR
EROFEEV MOSCA
Scrivo fra
le lacrime. Boris Nemtsov, barbaramente ucciso nel cuore di Mosca, su un ponte
vicino alle mura del Cremlino, era un mio amico. Ma ciò che più conta adesso è
che era amico della Russia, un amico vero, devoto, senza paura. Se si vuole, il
suo paladino. Difendeva la Russia dal suo penoso scivolare verso
l’autoritarismo, l’isolamento, il baratro, la follia. Non ha mai dubitato,
neanche per un minuto, che la Russia potesse ancora essere salvata e ricondotta
fra i paesi europei. La Russia — lo credo anch’io — può essere salvata, ma
Boris non più, mascalzoni ben addestrati lo hanno assassinato a colpi di
pistola.
Nemtsov
è stato ucciso innanzitutto dal clima che si è creato nel paese negli ultimi
anni, e che è diventato insopportabile dall’inizio della guerra con l’Ucraina.
Un clima di odio feroce verso coloro che hanno un’opinione politica diversa,
coloro che non esaltano il presidente russo per la sua ideologia del “Mondo
russo” senza frontiere, una nuova variante dell’utopia del mondo ideale
oltraggiato da un occidente privo di morale. Fiumi di odio che si
riversano dai canali televisivi federali della Russia, mescolati al fango della
menzogna più sfrontata, è questo il clima politico nel quale il mio amico è
stato assassinato.
L’omicidio
di Nemtsov è una nuova pietra miliare nella storia politica della Russia.
Finora, dai tempi della caduta dell’Unione Sovietica, i leader
dell’opposizione, coloro che la pensavano diversamente venivano eliminati per
mezzo di carceri e tribunali. Ora si è alzato il tiro, si è inaugurata l’epoca
dell’eliminazione fisica. Naturalmente, a tutti qui è venuto in mente il
parallelo con l’omicidio di Kirov, avvenuto nel 1934. Il segnale di inizio del
grande terrore staliniano. Dove sta andando oggi la Russia del Cremlino?
Difficilmente verso un ravvedimento, difficilmente riconoscerà i suoi errori e
correrà a far pace con l’Ucraina, con l’Europa, con tutto il mondo occidentale.
La
Russia ufficiale ripeterà senza sosta di non avere nessuna colpa, che la morte
di Nemtsov non le è utile dal punto di vista della sua reputazione, e infine
aggiungerà, per voce di Peskov, il portavoce di Putin, che Nemtsov era un
comune cittadino e il potere non aveva nulla a che spartire con lui.
Il
killer sarà fatto fuori, o è già stato fatto fuori, e le indagini difficilmente
condurranno ai veri mandanti dell’assassinio, i quali hanno commissionato non
un semplice omicidio politico ma un vero e proprio spettacolo politico a futuro
monito di tutti gli oppositori. Per la sua arroganza, per il senso di impunità
dimostrato, questo spettacolo somiglia ai giochi caucasici all’ipercentralismo,
alla morale superconservatrice, cui stiamo assistendo attualmente in Cecenia.
Ma non è escluso che i mandanti possano trovarsi fra i nazionalisti
dell’estrema destra russa.
Boris
ha fatto una rapidissima carriera politica negli anni della perestrojka. È
una delle giovani icone politiche del primo Eltsin. Con un meraviglioso senso
dell’umorismo e un vero talento per la narrazione, Nemtsov mi raccontava come
“nonno” Eltsin avesse deciso, verso la metà degli anni Novanta, di farne il suo
successore. Ma aveva cambiato idea dopo aver preso le distanze da un percorso
europeo di sviluppo. Nei primi anni di Putin Nemtsov aveva ancora la
possibilità di incontrare il presidente ma il suo prestigio si indeboliva ogni
mese di più. Forte del pensiero di Ivan Il’in, un filosofo russo nazionalista
poco amato da Nikolaj Berdjaev per le sue collusioni con il fascismo, Putin
rifiutò la richiesta di Nemtsov di non ritornare all’inno sovieti- co solo
un po’ modificato. Nemtsov aveva portato con sé all’incontro un intero
scartafaccio di firme di intellettuali russi che protestavano contro il ritorno
all’autoritarismo. Putin, come mi riferì successivamente Nemtsov, aveva
risposto: «Tale popolo, tale musica». In queste parole risuonano i toni tipici
di Stalin.
Qualche
anno fa mi trovavo sul lago di Como in compagnia di Nemtsov. Parlavamo di
patriottismo. Dicevamo che in Russia l’amore per la patria viene spesso
interpretato come amore per lo Stato; il potere gioca con questi concetti.
Nemtsov voleva che non soltanto noi amassimo la patria, ma che la patria amasse
a sua volta noi, aiutando le persone a vivere umanamente, nello stile della
tradizione europea. Sul lago splendeva il sole e Boris si tuffò, dirigendosi
verso il largo. Aspettavo che tornasse ma lui non si vedeva. Nella mia mente si
agitavano pensieri orribili. Infine riapparse, come se fosse resuscitato dai morti.
Venne fuori che era un ottimo nuotatore ed era arrivato sull’altra riva del
lago...
Questa
volta, però, è molto peggio. Lui, così innamorato della vita, delle belle donne
e della buona cucina, una persona semplicemente perbene, non tornerà mai più fra
noi. Ma il suo modello di una Russia attraente, di una Russia di alta cultura,
prima o poi trionferà.
Qualche
tempo fa mi chiese: “Che dici, mi metteranno dentro?”, gli risposi che non era
ancora arrivato il suo turno. Mi sbagliavo: non solo era arrivato, ma lui ha
superato tutti, entrando nel pantheon delle vittime politiche a fianco di
Galina Starovojtova e Anna Politkovskaja. I siti russi hanno pubblicato
un’infinità di porcherie antiliberali su Nemtsov, prendendo spunto dalla sua
morte. Significa che la propaganda ha fatto il suo lavoro, che la nostra gente
manca di onestà. Ma d’altro canto: mi ha appena telefonato un mio lontano
parente, ortodosso e nemico del liberalismo, per dirmi che l’omicidio di
Nemtsov è un colpo alla schiena per tutti, a prescindere da come la si pensi.
Se prevarrà questo punto di vista, Nemtsov — il politico del dialogo e del
compromesso — non è morto inutilmente. No, è comunque morto inutilmente! Le
lacrime mi soffocano!
(Traduzione di Andrea Lena Corritore – La Repubblica
1 Marzo 2015)
Per
cambiare occorre una
Altra Cultura
Cantiere di opinioni
e di azioni
valorizzare il territorio ed i suoi
abitanti attraverso il confronto e la condivisione
per esprimere
al meglio il meglio
Ci troviamo al
TREFF
via San Carlo 1 Giaveno(TO)
Lunedì 2 Marzo 2015 ore 20.30
Faremo il punto
sul progetto
“Legami”
Territorio Arti Culture
Gli incontri sono aperti a
tutti
e se vorrai portare un libro da
scambiare
aiuterai la cultura a viaggiare
Se volete, dite la Vostra
qui sotto!!!
gba
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